“Tra il silenzio e il tuono” è stato un concerto, ma anche spettacolo e pura emozione.
Il “Professore”, Roberto Vecchioni, ieri sera sul palco del festival Astimusica, ha infatti conquistato il cuore dei circa 1650 spettatori, con le sue canzoni, ma anche con le sue parole.
Una leggera malinconia, fatta di sorrisi e di piacevoli ricordi, ha accompagnato le oltre due ore di esibizione. “Questa giornata è speciale per me – ha esordito il cantautore – perché coincide con un concerto ma, soprattutto, perché coincide con Asti, città e dintorni che porto nel cuore insieme alla memoria di quattro “giganti”: Luigi Tenco, Paolo Conte, Beppe Fenoglio, Cesare Pavese. E poi, più vicini a me, di altri due grandi amici – ha aggiunto con rimpianto – Giorgio Faletti e Massimo Cotto. Ho amato loro e “amo” Roberta e Chiara, le loro mogli”.
Le canzoni e il saluto a Vincenzo Soverino
Ogni canzone è stata spiegata e raccontata: diciotto perle della sua monumentale discografia, a cominciare da “Dentro gli occhi”. Ha salutato Vincenzo Soverino, astigiano, affetto da Sla e presidente della “Flytherapy Vol’ale”, con cui organizza giornate di volo per ragazzi con disabilità. “Era un po’ di anni che non lo vedevo – ha affermato – e mi ha fatto venire in mente il binomio tra camminare e volare: una lezione importante che in parte ho imparato da lui e in parte da Alex Zanardi”, per poi proporre “Ti insegnerò a volare”.
Poi ancora parole per spiegare “Ogni Canzone d’amore”. “L’amore contiene tutto – ha detto a questo proposito – anche gli strazi del dolore e quel chiodo piccolo che fa male e che si chiama nostalgia. Racchiude tante cose perché altrimenti non sarebbe tale”.
Il riferimento all’intelligenza artificiale
Ha commentato l’intelligenza artificiale: “Non ne so niente ma, come ha detto l’attore Keanu Reeves, l’intelligenza artificiale non potrà mai sostituire l’uomo perché non sa perdere”. E poi il concerto è proseguito con i brani “La mia ragazza”, “Vincent”. Per ognuna spiegazioni, aneddoti, curiosità. “Gli artisti non servono a niente – ha commentato – non servono a difendersi, non fanno Pil, hanno solo una caratteristica positiva: suscitano emozione, la cosa più umana che abbiamo dentro”.
Tra monologhi e brani
Ha commosso, ha fatto battere le mani, non si è mai fermato. “Quest’anno Asti ha un primato – ha scherzato – quello del raduno nazionale delle falene e delle zanzare”. Ha omaggiato le sue coetanee con “Le mie ragazze” e in generale le donne con la bellissima “Cappuccio Rosso”. Raccontando amore, desideri, dolore, lotta e speranza è stato “Vecchioni”, quello di “Figlia”, di “Sogna ragazzo sogna”, quello che i suoi fan amano. Un uomo che ha avvolto il pubblico nei suoi monologhi, nel suo vissuto, nei suoi sentimenti, in un viaggio musicale che è stato molto più di un concerto.
Ha ringraziato la sua band: “Non sono solo strumenti ma persone con storie, famiglie, gioie e dolori”. È andato via poi è ritornato, ha cantato “Luci a San Siro”, “Samarcanda” e poi è andato via, davvero.
Photogallery a cura di Mariagrazia Billi