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Crolli, terremoti e incendi: così Astiha perso un patrimonio straordinario
Cultura e Spettacoli

Crolli, terremoti e incendi: così Asti
ha perso un patrimonio straordinario

La città di Asti ha una storia secolare, di cui restano moltissime testimonianze, ma sono quasi altrettanto numerosi i luoghi o gli edifici che ospitavano opere d'arte andate irrimediabilmente

La città di Asti ha una storia secolare, di cui restano moltissime testimonianze, ma sono quasi altrettanto numerosi i luoghi o gli edifici che ospitavano opere d'arte andate irrimediabilmente perdute. Dei tesori della "Asti scomparsa" ha parlato Gianluigi Bera nel corso di una serata svoltasi alla "Grotta", nell'ambito del programma dell'Associazione "Historia vitae magistra", presieduta dal dott. Marco Cuffaro Russo. "Si è perso un patrimonio di straordinaria grandezza ?– ha spiegato Bera – e con una storia diversa Asti sarebbe oggi una delle grandi città d'arte del Nord Italia. Colonia romana legata ad importanti centri come Industria, Libarna, Forum Iulii e Pollenzo, totalmente scomparsi, Asti fu grande città medievale, a livello dei maggiori centri europei."

Tre furono le cause della rovina astigiana: in primo luogo i crolli, i terremoti e gli incendi, in secondo luogo la stupidità degli uomini ed infine le circostanze. Per la prima ragione, nel 1690 rovinò improvvisamente la torre del Comune, causando decine di morti ed abbattendo una manica del palazzo del Podestà, costruito nel 1335. Colpita due volte dai fulmini cadde la torre dei Solaro, mentre il monastero degli Apostoli, situato dov'è oggi il cimitero, all'inizio del Seicento fu devastato da un'alluvione: la sua chiesa romanico gotica, ricchissima di opere d'arte, fu sostituita da un'altra che nell'Ottocento fu trasformata in crematorio, quindi demolita. Nel 1535 la guerra fece abbattere la chiesa ed il quartiere di San Marco: il complesso dei Frati conventuali Agostiniani, fra via Fontana e via Crispi, con le sue due chiese, fu rovinato dalle bombe dell'assedio del 1615 e quindi abbandonato.

"La stupidità umana a metà Seicento fece abbassare il campanile del Duomo ?- ha aggiunto Bera ?- oltre che abbattere il ponte sul Versa, un capolavoro a quattro arcate di 15 metri l'una. Il vescovo Dejan, nominato da Napoleone, fece demolire le due torri del vescovado perché temeva gli crollassero in testa e fece abbassare dal prefetto la torre dei Roero di Monteu: per ordine di Napoleone iniziò la demolizione delle mura, che all'epoca erano ancora di 6 chilometri. Peggiore di tutto fu forse la demolizione dell'Alla, grandioso foro boario, quasi unico in Italia, distrutto per far posto alla Casa del Fascio e poi al palazzo della Provincia." Le circostanze storiche determinarono poi la perdita della chiesa di San Francesco in via Brofferio, della chiesa della Maddalena in cima a via Giobert, della Chiesa del Carmine (nell'attuale piazza Cagni) interamente finanziata nel tardo ?300 dalla famiglia Roero.

Renato Romagnoli

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