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Cultura e Spettacoli
Intervista

«Dal 1985 tra ricerche storiche e attività nelle scuole»

Mario Renosio ha dato le dimissioni da direttore dell’Israt , ruolo ora ricoperto dalla collega Nicoletta Fasano: «Siamo un punto di riferimento nel panorama culturale»

Ha dato le dimissioni da direttore nei giorni scorsi, ma continuerà a lavorare fino all’ingresso alla pensione, prevista a fine anno, dando la disponibilità a collaborare anche successivamente, considerata la «difficoltà di chiudere un’esperienza così lunga e appassionante».
Parliamo di Mario Renosio, direttore dell’Israt (Istituto per la storia della Resistenza e nella società contemporanea in provincia di Asti), recentemente sostituito dalla collega Nicoletta Fasano.
Renosio, quando è cominciata la sua avventura all’Israt?
Ho cominciato partecipando, come utente, al convegno “Contadini e partigiani” nel 1984, il primo organizzato dal neonato istituto, perché ero interessato al tema in vista della redazione della mia tesi di laurea. Poi, nel 1985, ho cominciato a collaborare: ho ottenuto una serie di incarichi per ricerche storiche e archivistiche e, dopo aver vinto il concorso, nel 1990 sono diventato dipendente. Sono poi stato nominato direttore nel 1998 in sostituzione di Laurana Lajolo, creatrice dell’Israt che ha diretto fino a quell’anno, quando era entrata nella giunta Bianchino come assessore alla Cultura.
In questi anni sono state diverse le pubblicazioni di cui si è occupato?
Posso dire, con legittimo orgoglio, che tutto quanto è stato pubblicato sulla storia contemporanea astigiana è passato attraverso l’istituto. Rendendolo, così, un punto di riferimento nel panorama culturale astigiano, anche nei confronti di ricercatori, laureati, studenti.
Tra le pubblicazioni cui tengo di più ci sono la storia dell’Astigiano in tre volumi, opera collettanea uscita nel 2006 e intitolata “Tra sviluppo e marginalità”, e le due Storie della Resistenza che ho pubblicato a distanza di 25 anni l’una dall’altra: “Colline partigiane”, (1994) e “Attila, Pepe e gli altri” (2019). Infine la storia della Repubblica Sociale Italiana nell’Astigiano dal titolo “Un’altra storia”, che ho pubblicato con Nicoletta Fasano.

L’attività

Ha lavorato molto con le scuole?
Sì, in quanto è una delle priorità dell’istituto da sempre. Impossibile quantificare quanti studenti abbiamo incontrato in 38 anni di attività. Abbiamo lavorato con le scuole di ogni ordine e grado, dalle elementari alle superiori. Alle primarie, nello specifico, collaboriamo nell’ambito di percorsi di educazione alla cittadinanza o incentrati sulla storia del popolo ebraico, dato che, ormai da parecchi anni, i programmi ministeriali non prevedono più lo studio della storia contemporanea.
Studenti che poi, a volte, sono diventati insegnanti e hanno continuato ad essere vicini all’istituto in una veste diversa.
Come è il rapporto con le università?
Da sempre intratteniamo, per ragioni di contiguità territoriale, intensi rapporti con l’Università di Torino e con quella del Piemonte orientale. Però, siccome facciamo parte della rete italiana degli Istituti della Resistenza, che comprende oltre 60 istituti di ricerca, abbiamo rapporti con l’intera rete universitaria italiana (da Padova a Firenze), con cui abbiamo collaborato più volte per ricerche nazionali.
Per quanto riguarda, invece, iniziative e convegni, in quali occasioni è impegnato l’istituto?
Ci vede impegnati l’intero calendario civile. Mi riferisco a date significative quali Giorno della memoria, Giorno del Ricordo, ovviamente il 25 Aprile, ma anche il 2 giugno, il 4 novembre, dato che abbiamo lavorato molto sulla Grande guerra, e il 9 maggio, giornata in cui si ricordano le vittime del terrorismo, dato che ci siamo dedicati molto anche agli anni Settanta e al problema dei terrorismi nella storia dell’Italia repubblicana.
L’arco cronologico che copriamo, infatti, è l’intero Novecento, con un’offerta culturale varia: convegni, proiezioni, spettacoli teatrali, produzione di documentari, allestimento di spazi museali.
Qualche anno fa avevate lanciato l’allarme per carenza di fondi…
L’Israt è un consorzio di enti locali e alcuni anni fa la decisione del Comune di Asti di tagliare la propria quota consortile ha messo in difficoltà economica l’istituto che ha dovuto ripensare l’organizzazione interna. Finora siamo riusciti a farcela e ora guardiamo al futuro con maggiore ottimismo.

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