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"Debuttai ad Asti quando l’aereo del Grande Torino si schiantava a Superga"
Cultura e Spettacoli

"Debuttai ad Asti quando l’aereo del Grande Torino si schiantava a Superga"

Anna Proclemer, la grande attrice morta a Roma nei giorni scorsi all’età di novant’anni, fu legata ad Asti, città in cui ebbe modo di recitare diverse volte, soprattutto per le sue

Anna Proclemer, la grande attrice morta a Roma nei giorni scorsi all’età di novant’anni, fu legata ad Asti, città in cui ebbe modo di recitare diverse volte, soprattutto per le sue interpretazioni alfieriane.

Ebbe un giorno a dichiarare l’attrice: «Orazio Costa, che dirigeva il Piccolo Teatro di Roma, mi offrì di interpretare Mirra di Vittorio Alfieri. Debuttammo ad Asti, nel maggio del 1949, proprio nei giorni in cui l’aereo che riportava in Italia il Grande Torino si schiantò contro la collina di Superga. Fu una grande tragedia che sfiorò appena i nostri cuori, presi come eravamo dalla frenesia del nostro lavoro. Magnifico e ignobile narcisismo dei teatranti. Mirra, come personaggio, come testo e come linguaggio (la tragedia è in endecasillabi), farebbe tremare anche un’attrice molto esperta. Io recitavo da anni in parti molto importanti, ma sapevo pochissimo di me e dei miei mezzi tecnici ed espressivi. Recitavo d’istinto, seguendo il filo delle mie emozioni. Non sapevo di possedere oltre al talento innato, una tastiera di possibilità che andava esplorata, conosciuta, affinata, esercitata, raffinata».

«Costa fu il mio primo vero Maestro. Furono mesi estenuanti e rapinosi in cui Orazio, con pazienza, implacabilità, fervore e amorevole vocazione didattica, mi insegnò tutto dell’endecasillabo: accenti, cesure, enjambement ecc. Mi insegnò, soprattutto, a servirmi del verso come veicolo delle mie emozioni. Voglio dire: a non farmi bloccare dalla forma metrica in una esposizione aulica, accademica, dei sentimenti; ma anzi a trovare proprio nella apparente e inesorabile rigidità di una forma chiusa, che doveva scrupolosamente essere rispettata, ispirazione emotiva, incentivo alla fantasia».

«Alfieri tornerà nella mia vita artistica circa vent’anni dopo, con una bella edizione di Agamennone (io facevo Clitennestra) diretta da Davide Montemurri,  con Albertazzi, Franco Graziosi e Daniela Nobili. Facemmo una bellissima tournée anche all’estero. A Mosca, Leningrado, Bucarest, Belgrado. Ho sempre amato Alfieri. Forse perché un giorno lessi nella sua “Vita”, che è una sorta di sua autobiografia: “Io credo fermamente che gli uomini debbano imparare, in teatro, ad essere liberi, forti, generosi, trasportati per la vera virtù, insofferenti d’ogni violenza, veri conoscitori dei propri diritti, e in tutte le passioni loro ardenti, retti e magnanimi».
Come si può non condividere.

a.g.

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