«Una mostra partecipata, volta a favorire il coinvolgimento della comunità nei confronti della storia locale».
Così Valentina Pistorino, direttrice dell’Archivio di Stato, ha presentato ieri (venerdì) la mostra documentaria “La ferrovia Asti – Chivasso e la perduta tramvia per Cortanze”, inaugurata un anno dopo l’esposizione sulla storia della linea ferroviaria Asti – Alba, nell’ambito delle Giornate europee del patrimonio dedicate al tema “Heritage of routes, networks and connections”.
L’iniziativa è stata organizzata in collaborazione con le associazioni Coordinamento mobilità integrata e sostenibile (C.o.M.I.S), FerAlpTeam di Bussoleno e Ferroclub Cuneese di Robilante, con il patrocinio di numerosi Enti, tra cui la Fondazione Ferrovie dello Stato italiane.
L’esposizione
A curare l’esposizione la ricercatrice Laura Dellapiana. Il percorso prevede diverse vetrine con preziosi documenti conservati dall’Archivio di Stato e cimeli messi a disposizione da associazioni e da appassionati, oltre a piccole sezioni relative alle interviste realizzate dalla curatrice al personale ferroviario che era impegnato sulla linea, alle fotografie lungo le 15 stazioni delle linea (che ritraggono viaggiatori, personale e paesaggi), a planimetrie e altimetrie corrispondenti a periodi diversi.
Ad esempio, si possono leggere documenti relativi all’inaugurazione, ammirare modellini di locomotive e vedere i cartelli gialli di percorrenza che erano appesi alle carrozze fino al 2000. E ancora, si possono leggere i ricordi di Gianni Cagliero, capostazione sulla linea dal 1974 al 1994, o del tecnico del Servizio manutenzione Guido Rissone, impegnato nella zona di giuridiszione della linea dal 1985 al 2011.
Parimenti, sono anche esposti documenti su una piccola ferrovia che segnò lo sviluppo dei territori dell’Alto Monferrato, anche se per un breve periodo: la tramvia Asti – Cortanze, che aveva preceduto di qualche anno la Asti – Chivasso.
«I visitatori – ha affermato la curatrice – possono ripercorrere la storia delle ferrovie del Monferrato a partire da quel fecondo periodo che fu la seconda metà dell’Ottocento, durante il quale furono realizzate gran parte di quelle ferrovie e tramvie che costituirono la fitta maglia della rete piemontese, un unicum in tutto il territorio nazionale per la capillarità raggiunta».
La linea Asti – Chivasso
La linea Asti – Chivasso fu completata nel 1912 ad opera dell’impresario svizzero Jacques Sutter e inaugurata il 20 ottobre di quell’anno. Nata inizialmente per per collegare i porti di Genova e Savona con il traforo del Monte Bianco e i mercati del Nord Europa, non riuscì ad imporsi sul traffico commerciale in modo continuativo. Dalla sospensione del servizio nel 2011, i residenti del Monferrato astigiano e le associazioni locali chiedono a gran voce la riattivazione del traffico.
«La linea – ha affermato il sindaco di Cavagnolo, Andrea Gavazza, in occasione dell’inaugurazione della mostra – non deve essere solo legata al passato e nemmeno essere limitata al passaggio di treni storici (servizio attivo dal 2022, ndr): deve tornare al trasporto dei viaggiatori con un servizio efficace, in modo che sia incentivato il suo utilizzo».
D’accordo Fulvio Bellora, presidente del Comis, che ha auspicato «la ripresa della linea Asti – Chivasso come avvenuto per la Asti – Alba con risultati decisamente soddisfacenti, dato che lo scorso marzo contava 1.800 passeggeri al giorno».
D’accordo sulla necessità di ridare un futuro alla linea ferroviaria anche Fabio Genua (Associazione FerAlpTeam di Bussoleno) e Alessandro Lemut (Ferroclub Cuneese di Robilante), mentre Sergio Miravalle, direttore della rivista Astigiani che da un anno collabora con l’Archivio di Stato, ha sottolineato l’importanza di aprire gli archivi alla città, anche perché, «analizzando il passato, si può alimentare un flusso di positività verso il futuro».
Orari di apertura
La mostra è visitabile gratuitamente su prenotazione dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 15.30 dal 23 settembre al 22 novembre. Previste due aperture straordinarie il 29 settembre e il 13 ottobre. Per informazioni e prenotazioni: 0141/531229.
Una risposta
la linea Asti Chivasso ha rappresentato per il territori che ha attraversato un momento di sviluppo imprenditoriale in zone tradizionalmente agricole. L’insediamento di attività manifatturiere che, fino agli anni del primo dopoguerra, ha consentito l’impiego di manodopera locale contribuendo al mantenimento di un saldo demograficamente positivo delle popolazioni, offrendo l’opportunità di trasporti veloci, sicuri e anche economici.
Il declino è iniziato nel primo dopoguerra, con il progressivo sviluppo deli trasporti su gomma: molto più versatili e flessibili hanno progressivamente soppiantato i carri merci.
Il trasporto passeggeri ha seguito lo sviluppo della motorizzazione, che dagli anni 50 è costantemente cresciuto, lasciando il trasporto su rotaia prevalentemente al servizio degli studenti e dei pendolari.
Dopo anni di oblio, il ripristino della linea aveva portato a sperare in una evoluzione del servizio: un collegamento veloce e diretto con Torino, fermate programmate per usufruire degli snodi con l’infrastruttura cittadina dei trasporti.
Le nostre colline diventerebbero apprezzabili per la qualità e l’economicità della vita e si affronterebbe positivamente lo spopolamento dei paesi: un sogno, ma si renderebbe proficuo l’investimento fatto per il ripristino della linea e contemporaneamente i nostri paesi avrebbero nuova linfa.