E' una Torino magica e oscura quella che emerge dal romanzo "Dàimona", opera prima della scrittrice astigiana Elia Muratore. Psicologa di 30 anni e originaria di Castelnuovo Belbo, Elia
E' una Torino magica e oscura quella che emerge dal romanzo "Dàimona", opera prima della scrittrice astigiana Elia Muratore. Psicologa di 30 anni e originaria di Castelnuovo Belbo, Elia Muratore ha voluto cimentarsi con il genere "fantasy", un tipo di letteratura sempre più popolare grazie anche a successi mondiali come Il Signore degli Anelli, Harry Potter o Trono di Spade ormai libri di culto non solo tra i giovani ma anche tra chi ha qualche anno in più e non si vergogna di fantasticare su mondi lontani , in cui vengono messe in discussione le normali convenzioni perché le pagine sono popolate da maghi e creature fantastiche. Un universo di creatività e stupore, quello di Dàimona, che a differenza del maghetto inglese non trova spazio tra le aule di un mondo incantato e la concreta realtà del paesaggio londinese ma tra i palazzi e i monumenti della più sabauda tra le città piemontesi: Torino.
Perché Torino nasconde un lato oscuro: "Alessio le spiegò che Torino vantava una lunga tradizione di magia e occultismo, a cominciare dalle controverse leggende che giravano intorno alla sua fondazione: alcuni volevano che la città fosse stata edificata dai Celti, altri addirittura dagli antichi Egizi. (?) tutto nella città dava un'idea di duplicità: gli esperti di esoterismo sostenevano che il capoluogo fosse il vertice di due triangoli mistici che avevano, come spigoli, altri due agglomerati urbani. Il primo, traboccante di magia bianca con Lione e Praga mentre il secondo, ricettacolo di magia nera, insieme a Londra e San Francisco». Qui gli austeri edifici dei palazzi e i loro ermetici fregi simbolici fanno da sfondo ad una lotta tra bene e male senza esclusione di colpi, dove in palio non c'è l'anima degli uomini quanto piuttosto la loro integrità morale. Dàimona parlerà anche di diavoli e demoni ma non per questo si immerge in riflessioni spirituali. Gli "scacciademoni" che per i loro difetti si configurano per lo più come simpatici anti?eroi, non si battono per la salvezza eterna dell'umanità ma per la sopravvivenza della specie in senso stretto, di conseguenza lo scontro tra le parti non può essere definito semplicemente tra "buoni" e "cattivi", in quanto i protagonisti sono vittime dei loro stessi peccati e pregiudizi, mentre i demoni, i "mostri", sono creature che cacciano e uccidono per nutrirsi, senza implicazioni morali.
In questo gioco spietato, dove tutto è permesso, si tradisce il proprio compagno senza remora, per il solo sapore della gloria, per disperata sopravvivenza o perché si ha la presunzione di essere nel giusto. Ispirata dai suoi studi e inevitabilmente dal suo lavoro di psicologa, Elia si addentra in un' indagine profonda dell'animo umano, descrivendo con intelligente ironia le contraddizioni individuali nelle relazioni con gli altri, le debolezze ma anche la grandiosità dei sentimenti che spingono a compiere gesti importanti, di un altruismo senza condizioni. Una chiave di lettura per comprendere la personalità di Gil, uno dei personaggi più complessi dell'opera, è offerta dalla stessa scrittrice: «Nel libro compaiono alcuni stralci del diario di Gil, in cui la donna racconta la sua vita da scacciademoni ma anche la sua vita di studentessa universitaria. Utilizza un linguaggio forbito per la sua età, quasi volesse tenere a distanza i suoi coetanei. E' una ragazza distaccata emotivamente, poco empatica a causa di un rapporto anafettivo con la madre. Eppure, è sufficiente il calore di una nuova amicizia, quella con Sofia, per scalfire questa corazza e scoprire un animo nobile e generoso». Un animo che non perde mai la sua vena sarcastica. " Un giorno in caffetteria Sofia mi chiese come dovesse essere un uomo per piacermi.
«Lontano» dichiarai convinta. Era vero: mi consideravo da sempre una persona che predilige la carriera alla famiglia e nella mia lista di valori personali e obiettivi futuri, l'amore occupava quasi l'ultimo posto, seguito soltanto dal desiderio di imparare a lavorare a maglia e preceduto dall'intenzione di frequentare un corso di Danese». Il libro ben si discosta dall'impostazione truculenta di alcuni romanzi del genere, offrendo siparietti comici che smorzano la tensione, soprattutto nel descrivere il difficile rapporto tra genitori e figli quando questi raggiungono l'adolescenza. E' il caso di Giulia e di suo padre Guglielmo, in cui intercorre non solo lo scontro generazionale ma anche le paure e le paranoie dell'uomo, che fatica ad accettare che la figlia, sedicenne, stia crescendo. "Dove sei stata?» inquisì Guglielmo aprendo la porta. Nonostante avesse la mente rivolta al Dàimona, Giulia riuscì a inventare, in pochi secondi, una bubbola credibile; questa era una caratteristica cardine della ragazza: sapeva mentire come un truffatore incallito. Questa dote, sviluppata per sfuggire al controllo ossessivo del padre era un'abilità alla quale ricorreva spesso". «Sicuramente è una qualità insolita per un'eroina -? scherza l'autrice ?- ma questo è un comportamento tipico degli adolescenti, quando si sentono in trappola e vogliono sfuggire al controllo dei genitori omettendo particolari che, si sa, potrebbero non essere approvati. Figuriamoci nel caso di una ragazzina con una doppia vita da "scacciademoni"».
L'elemento magico è poi onnipresente nelle fila della storia perché la magia è nella città stessa di Torino, palcoscenico silenzioso su cui si muovono i personaggi. A incantare la protagonista Giulia è l'aura esoterica che permea la città e, come la stessa autrice a suo tempo, ne resta affascinata e quasi soggiogata. C'è qualcosa di più oltre ai marmi dei palazzi e alle fontane delle piazze, una verità che pulsa per emergere. Torino è davvero una "città magica", tra i suoi stucchi e le sue nebbie discrete. «(…?) c'erano diversi punti di magia bianca e nera all'interno della città, i maggiori dei quali si trovavano in piazza Castello e in piazza Statuto, rispettivamente cuore positivo e negativo della città. Se guardi con attenzione le decorazioni sui portoni e i fregi dei palazzi potrai notare la presenza di maschere raffiguranti diavoli e scritte mistiche. Secondo alcuni, queste immagini hanno una valenza apotropaica, secondo altri servirebbe proprio ad evocare i diavoli ». Interpretazioni che da anni affascinano e attirano turisti in città. Lo stesso monumento di piazza Statuto dedicato ai caduti del Frejus, per alcuni altri non sarebbe che un altro simbolo esoterico con quell'angelo dalla stella capovolta. Dàimona è acquistabile in alcune librerie. Il romanzo in versione e?book è disponibile su: Amazon, Apple, Bookrepublic, Deastore, Ekookizzati, I Love Books, Ibs, Libreria Rizzoli, Libreria San Paolo, Mediaworld e Hoepli Store.
Lucia Pignari