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Emily, la depressione e il delitto insoluto
Cultura e Spettacoli

Emily, la depressione e il delitto insoluto

Non si può certo dire che Soderbergh sia uno che si adagi su un unico genere cinematografico. 2012: Magic Mike, dietro le quinte del mondo dello spogliarello maschile. 2011, Knockout, thriller, e

Non si può certo dire che Soderbergh sia uno che si adagi su un unico genere cinematografico. 2012: Magic Mike, dietro le quinte del mondo dello spogliarello maschile. 2011, Knockout, thriller, e nello stesso anno il fantascientifico Contagion. E prima ancora la biografia in due capitoli di Che Guevara, la trilogia inizia con Ocean’s Eleven, il drammatico Traffic che gli valse l’Oscar alla regia nel 2001. Schizofrenia? Per molti, quella di Soderbergh è una qualità che va sotto il nome di “versatilità”. Ha dimostrato, in effetti, di saper dirigere tanto le stelle di Hollywood quando i perfetti sconosciuti, mentre i suoi film hanno di volta in volta le caratteristiche più commerciali dei progetti ad alto budget o il fascino artigianale delle pellicole indipendenti. Alcuni critici però hanno visto nell’opera di Soderbergh un filo conduttore, un tema che lega film tanto diversi: la menzogna, l’atto in sé e le sue conseguenze. E non è un caso che anche nel film in sala da questo fine settimana, Effetti collaterali, la questione venga toccata dal regista. La soluzione di un delitto è infatti legata a quanto afferma Emily, giovane moglie esaurita dalla depressione, il cui marito Martin viene ritrovato senza vita in casa, pochi giorni dopo essere uscito di prigione. Emily giura di non ricordare nulla, sarà vero? E quelle pillole antidepressiva che prendeva, quali effetti collaterali hanno provocato?

e.in.

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