73 anni fa il primo articolo
Esattamente 73 anni fa, dalle pagine dell’allora giornale locale Il Cittadino, Enrica Jona metteva, per la prima volta, nero su bianco le atrocità vissute durante il suo internamento nei più crudeli campi di concentramento tedeschi.
Frutto delle tre retate dei nazisti ad Asti. Dai campi di sterminio, dei 32 ebrei astigiani inviati, tornarono solo la professoressa Enrica Jona, Fedor e Lisa Rosai, jugoslavi.
Pubblicato in due puntate, l’articolo che riproponiamo integrale qui a fianco, rappresenta una spietata, seppur parziale, cronaca di quello che passarono gli ebrei non più di un anno prima. In un momento appena post bellico in cui gli stessi ebrei, vittime di quel buio dell’umanità che fu l’Olocausto, non volevano parlare, troppo impegnati a risollevarsi dalla sopravvivenza allo sterminio.
Capì subito l’urgenza di testimoniare
Invece la professoressa Enrica Jona fu tra i primi a comprendere l’importanza di testimoniare e di ricordare; un’esigenza che l’accompagnò per tutta la sua lunga vita (1910-2000) e che fede di lei una delle più autorevoli voci della memoria dei sopravvissuti italiani ai lager nazisti.
Una narrazione asciutta, cruda, precisa e puntuale (per la vicinanza ai fatti), non mediata, come lo sarà più avanti, dal ricordo e dall’elaborazione del dramma. Un ricordo adulto (all’epoca Enrica Jona aveva 35 anni) che, ancora una volta, rende incomprensibile come lei e pochi altri possano essere sopravvissuti a condizioni di vita estreme.
Richiesta dell’associazione Italia-Israele
Una figura forte e importante che, secondo l’Associazione Italia Israele di Asti meriterebbe un riconoscimento da parte della sua città. Per questo motivo nel pomeriggio di ieri, lunedì, il presidente dell’associazione, l’avvocato, ex sindaco ed ex europarlamentare Luigi Florio accompagnato dal direttivo dell’Associazione, ha formalmente fatto richiesta al sindaco Rasero di intitolazione ad Enrica Jona di una via, una piazza o di un altro spazio cittadino che contribuisca a tramandarne la memoria alle future generazioni.
«Enrica Jona ebbe l’unico torto di essere nata ebrea – racconta l’avvocato Florio, attuale depositario della storica testata de Il Cittadino – Il giornale liberale nato negli anni del Risorgimento ha sempre avuto un particolare legame con la comunità ebraica, annoverando fra i suoi corrispondenti Isacco Artom, giovane diplomatico astigiano di famiglia ebraica che divenne il principale collaboratore di Cavour».
L’articolo in due parti pubblicato nel febbraio del 1946 fu una scelta coraggiosa.
Non ci sono nuove vie da intitolare, solo rotonde
Il sindaco Rasero ha apprezzato la formalità della richiesta, a riprova del peso cultura e storico del personaggio.
«Mi impegno, a nome dell’amministrazione, per dare seguito a questa richiesta. Il problema più grande – ha detto Rasero – è che attualmente non ci sono vie o piazze nuove da intitolare. Abbiamo recentemente intitolato all’imprenditore Griffa, patron della Way Assuato un piccolo tratto di una via interna all’area industriale. Per ora ci sono solo rotonde in cerca di nome. Ne abbiamo intitolate tre: quella davanti alla Questura a Salvatore Ottolenghi inventore della Polizia Scientifica, quella vicino ai Vigili del Fuoco al professor Crosa, e una in zona Asti Ovest a Venanzio Malfatto.
Ipotesi di rinominare vie già esistenti
Non è detto – ha concluso – che non si possa intraprendere un percorso per rinominare delle vie e delle piazze già esistenti attualmente intitolate a personalità sicuramente di grande spessore culturale ma che non hanno nulla a che vedere con la storia astigiana».
Facendo anche un chiaro riferimento al nome che porta il palazzo degli uffici comunali di piazza Catena: Nelson Mandela.