Affollata inaugurazione, nonostante la pioggia che ha costretto il pubblico al trasferimento dal cortile alla Sala delle Colonne, per la decima edizione di Passepartout, che ha preso il via domenica
Affollata inaugurazione, nonostante la pioggia che ha costretto il pubblico al trasferimento dal cortile alla Sala delle Colonne, per la decima edizione di Passepartout, che ha preso il via domenica con una intensa relazione di Enzo Bianchi, priore della comunità monastica di Bose. Bianchi, astigiano di Castelboglione, è una figura di primo piano nellambito del mondo cattolico, un commentatore autorevole delle vicende della Chiesa; e infatti il suo intervento sul sogno di un rinnovamento dellambito ecclesiastico dal suo stesso interno è stato ricco di spunti di riflessione, soprattutto ora che sul nuovo pontefice si incentra lattenzione di tutto il mondo. E stato questo il punto di avvio del discorso di Enzo Bianchi: Si parla di papa Francesco con un accento di serenità e di gioia pari a quello che si aveva ai tempi di papa Giovanni, che veniva chiamato così, senza indicare il numero che seguiva il suo nome.
Bianchi ha parlato di aria nuova nei discorsi che si ascoltano tanto nelle gerarchie ecclesiastiche quanto tra i fedeli. Qualcuno teme che ciò possa significare una critica nei confronti del papa precedente; in realtà la continuità cè, e va cercata nella fede professata, mentre gli stili possono essere diversi. La forma del ministero papale nel corso dei venti secoli di storia della Chiesa è cambiata, e dovrà cambiare ancor di più si si vorrà attuare una convergenza ecumenica tra le Chiese. Papa Francesco, si dice, non è un papa teologo come lo era il suo predecessore. Ma non è così: Teologo perché conosce Cristo nella sua ricerca tra gli uomini, nelle periferie del mondo, nelle regioni infernali in cui gli uomini a volte cadono. Il suo linguaggio, ha aggiunto Bianchi, può apparire rozzo perché papa Francesco non è di madrelingua italiana, ma il suo è il linguaggio del cuore, il linguaggio del pastore che conosce le sue pecore.
Allora, che pontificato ci dobbiamo attendere? Bianchi: Il papa ha parlato di una Chiesa povera per i poveri; non solo una chiesa che ha a cuore i poveri, ma che si fa povera a immagine del Signore. Un discorso avviato con il Concilio Ecumenico, ma mai applicato a fondo. Eppure la Chiesa o è povera o non è conforme al Signore. Bianchi ha anche auspicato una Chiesa sinodale, in cui tutti, dal papa ai fedeli, possano camminare insieme. Infine il suo sogno più grande: quello di una unità tra tutte le confessioni cristiane: Lecumenismo deve essere non unopzione, ma semplicemente la condizione per essere cristiani.