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Grimaldi Erika 2023
Cultura e Spettacoli
Intervista

Erika Grimaldi: «Amo studiare e debuttare sul palco»

Il soprano astigiano ha ripreso appieno l’attività dopo la pandemia. Ampliato il repertorio, sta andando in scena con nuovi ruoli in Italia e all’estero

E’ un periodo intenso ed entusiasmante quello che sta vivendo Erika Grimaldi, il soprano astigiano protagonista di una prestigiosa carriera che l’ha portata ad essere conosciuta in tutto il mondo e a cantare con i più grandi direttori d’orchestra.
Dopo lo stop forzato a causa della pandemia, che ha fermato il settore dello spettacolo dal vivo per diversi mesi, l’artista ha ricominciato ad esibirsi in Italia e all’estero, sfruttando il lungo studio portato avanti quando gli eventi erano vietati.
Erika, è stato difficile il periodo della pandemia?
Sì, mi mancavano i viaggi e il palcoscenico che avevano fatto parte della mia vita per anni. Inoltre, tranne che in un caso, non ho avuto la fortuna di esibirmi in streaming come altri artisti.
Data la situazione, quindi, ho cominciato a studiare molto, in modo da essere pronta, con la riapertura dei teatri, a propormi in nuovi ruoli. Un lavoro che ha richiesto (e richiede tuttora) tempo per “fare mie” le nuove opere.
Il suo repertorio si è ampliato, quindi?
Sì, perché il momento era “doppiamente” favorevole. In questi anni, anche per effetto delle due gravidanze, la voce si è imbrunita, consentendomi di affrontare un repertorio che prima non mi ero mai osata avvicinare. Un “salto” legato al corpo e allo sviluppo, peraltro non scontato, che mi permette di cantare ruoli più drammatici che fanno parte del repertorio della maturità dei compositori.
A questo proposito, quali sono stati i suoi recenti debutti?
L’anno scorso l’attività nei teatri è ripresa in maniera regolare, quasi sempre senza più restrizioni legate alla pandemia. Nel luglio 2022, ad Oakland in Nuova Zelanda, ho debuttato con il “Requiem” di Verdi e poi con il “Trovatore” (che sognavo da tempo di interpretare) in forma semi-scenica (a causa del timore dei contagi, in quanto in quel Paese non si era ancora verificata la seconda ondata del Covid).
Grande soddisfazione, poi, mi ha regalato l’esibizione al Teatro comunale di Bologna, lo scorso ottobre, dove ho debuttato con l’“Andrea Chenier”, l’opera lirica più famosa di Umberto Giordano. Ad essere sincera è un ruolo riguardo a cui ero molto dubbiosa, dato che era decisamente lontano dal mio repertorio. Ha rappresentato una vera e propria scommessa con me stessa. Ho studiato per un anno intero e alla fine ho deciso di accettare perché riuscivo bene. E, in effetti, il pubblico di Bologna mi ha regalato momenti meravigliosi. E’ stato un ruolo che mi ha lasciato un grande calore nel cuore e che spero di cantare altre volte in futuro.
A breve, invece, sarò al Teatro Regio di Torino.

I progetti futuri

Quando?
Mi esibirò in cinque recite de “L’Aida” tra il 26 febbraio e il 7 marzo.
E successivamente?
Avrò diversi impegni lungo tutto il corso dell’anno, in particolare nella seconda parte, nell’ambito delle Stagioni teatrali 2023/2024 che si stanno definendo in questi mesi, tanto che non posso ancora anticipare nulla.
Posso semplicemente dire che tornerò a Bologna con un debutto, andrò in Oriente per “Lady Macbeth” e “Manon Lescaut” e in Europa con “Un ballo in maschera” di Giuseppe Verdi, nel ruolo di Amelia.
Sarò quindi spesso all’estero anche quest’anno, come accadeva prima della pandemia.
Tornerà in scena anche con i suoi “cavalli di battaglia”?
E’ in forse un appuntamento che mi porterebbe ad esibirmi in un ruolo mozartiano che ho sempre cantato con gioia.
La porta aperta verso le parti consolidate c’è sempre, anche perché cantare Mozart mi fa molto bene alla voce e alla tecnica.
Al contempo, considerato il mio percorso artistico, non nego che mi piacerebbe cimentarmi con il cosiddetto “bel canto”. Mi riferisco a compositori come Bellini e Donizzetti. Vedremo. La difficoltà, in questo caso, è che non vengono proposti frequentemente.
Un periodo intenso, insomma…
Sì, un periodo intenso ma soddisfacente. Mi piace molto studiare – anche se da mamma non ho tutto il tempo di cui avrei bisogno – per approfondire la parte musicale e interpretativa dei personaggi. Insomma, apprezzo il “pre” e il “post” della messa in scena.

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