I suoi quadri sono acquistati da collezionisti privati, in Italia e all’estero, anche in questo periodo di lockdown. Parliamo del pittore astigiano Erio Grosso, con studio in via Canova, protagonista, a partire dal 2005, di circa 15 mostre personali svoltesi principalmente nell’Astigiano, ma tra le quali spicca l’esposizione “Il segno, il colore”, che si è tenuta da maggio a dicembre 2015 a Milano.
Da quando di dedica alla pittura?
«Da sempre, anche se la vita mi ha portato a frequentare una scuola tecnica, dato che ho il diploma di Geometra, e a lavorare prima da disegnatore tecnico e poi come dipendente del Centro per l’impiego. Infatti ho sempre portato avanti la mia passione per la pittura, arrivando a conquistare uno stile personale, basato sulla forza dei colori e della figurazione contemporanea».
Da dove trae l’ispirazione?
«Dalla storia della pittura, alla quale mi ispiro soprattutto, di volta in volta, per l’impostazione stilistica».
I temi e le tecniche
Ci sono soggetti ricorrenti nei suoi dipinti?
«Sì. “Voli di rondine”, ad esempio, è un ciclo dedicato alle immagini che una rondine in volo coglie dall’alto di città e paesi, di giorno e di notte, con la descrizione di paesaggi colorati e particolari, senza presenze “umane”, che piacciono molto al pubblico.
Altri soggetti ricorrenti e di successo riguardano i cavalli o i combattimenti di galli. E ancora, i “baccanali” e gli interni di bar, che hanno già avuto molti riscontri da parte di collezionisti italiani ed esteri. Più di recente il tema dei pesci, molto colorati e particolari, sta ottenendo molto successo».
Quali tecniche utilizza?
«In prevalenza olio su tela, ma anche altri supporti per la pittura ad olio, come tavole e cassette in legno. Per i disegni a china o matita utilizzo la carta. Ho anche realizzato in passato murales e, più recentemente, ho dipinto barriques dismesse dalle aziende vinicole».