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Europa all'attacco del vino?
Cultura e Spettacoli

Europa all'attacco del vino?

Il mondo del vino ha rischiato grosso nelle scorse settimane per una serie di provvedimenti che l'Unione Europea era pronta a prendere assimilandolo ai prodotti alcolici tout court e come tali da

Il mondo del vino ha rischiato grosso nelle scorse settimane per una serie di provvedimenti che l'Unione Europea era pronta a prendere assimilandolo ai prodotti alcolici tout court e come tali da mettere alla gogna. La discussione si è animata su due punti fondamentali della cosiddetta "Alcol strategy 2016-2022", ovvero la risoluzione che guiderà le attività della Commissione nei prossimi sette anni sul lotta alla diffusione dell'alcolismo.

Il primo "attacco" è stato quello all'associazione brutale del vino all'alcol in qualunque "misura di consumo". «La discussione è andata al di là degli schieramenti politici assumendo connotazioni più geografiche – spiega l'eurodeputato Alberto Cirio, corelatore della risoluzione – con i Paesi mediterranei schierati in difesa del vino contro le posizioni estremiste e proibizioniste degli Stati del Nord Europa. Alla fine abbiamo ottenuto il riconoscimento formale del fatto che un moderato consumo di alcol è compatibile con un sano stile di vita, elemento questo che differenzia l'alcol dal vino». Grazie a questo "distinguo", dunque, l'Europa sarà costretta a differenziare le soglie fra "consumo" ed "abuso" di alcol, a seconda dell'approccio culturale e della sensibilità di ogni Paese. «Non si può paragonare un bicchiere di vino al giorno con un bicchiere di vodka a colazione» commenta ancora Cirio. L'altro pericolo scampato riguarda solo apparentemente un aggravio fiscale che però si tradurrebbe anche in un brutto danno di immagine.

L'Europa, infatti, aveva già previsto l'introduzione del cosiddetto "minimum price", ovvero un'accisa fissa che i produttori avrebbero dovuto pagare così come fanno i produttori di sigarette. «Non solo avrebbe danneggiato il settore con un maggiore aggravio fiscale – spiega ancora Cirio – ma avrebbe avuto l'effetto terribile di assimilare il vino al tabacco e un bicchiere di buon rosso alle sigarette, con conseguenze diastrose anche in termini di etichettatura. Immaginate l'impatto sul mercato di una bottiglia di Brunello o Barolo con raffigurati nella retroetichetta un fegato affetto da cirrosi o un incidente stradale. Con la nuova formulazione gli Stati europei sono lasciati liberi di decidere autonomamente». Fra gli argomenti che hanno convinto i parlamentari europei, anche i dati portati dallo stesso Cirio che evidenziano come, nei Paesi in cui l'alcol costa di più, il consumo è maggiore, quindi è fallimentare la misura di tipo proibizionistico.

Ma l'Alcol Strategy deve ancora passare all'approvazione del Parlamento europeo entro l'estate e in quella seduta bisognerà modificare un altro punto fondamentale per l'Italia: il divieto di usare risorse pubbliche per promuovere le bevande alcoliche e quindi anche il vino.

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