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Cultura e Spettacoli

Canelli città del vino fa festa,
ma il pubblico non premia le novità

Tolte le giostre ed eliminate le bancarelle da mercato delle passate edizioni, "Canelli Città del Vino" ha indossato la sua nuova veste di vetrina d'eccezione per il vino e i prodotti

Tolte le giostre ed eliminate le bancarelle da mercato delle passate edizioni, "Canelli Città del Vino" ha indossato la sua nuova veste di vetrina d'eccezione per il vino e i prodotti locali. Una festa dedicata esclusivamente al prodotto principe di queste colline, in cui tutti gli appuntamenti della tre giorni ruotavano intorno al grappolo e al suo dolce nettare, tra assaggi, degustazioni e cene a tema vendemmia. «Direi che la festa è andata bene, nonostante i pessimisti e il cambio di format. Puntiamo ad organizzare non più una fiera ma una vera festa del vino» dichiara Paolo Gandolfo Vicesindaco con delega alle Manifestazioni.

Se la festa, tutto sommato e dopo sedici edizioni, continua a piacere ai visitatori che si sono presentati ai banchi delle degustazioni, l'affluenza rispetto all'anno scorso è stata però inferiore alle aspettative. Soprattutto il sabato, quando le vie del centro città non sono state prese proprio d'assalto e davanti alle casse delle pro loco non si sono formate code chilometriche. «Rispetto all'anno scorso abbiamo lavorato meno. Finora abbiamo servito 500 pizzoccheri, molto meno rispetto agli anni passati. Peccato perché è una bella festa» commenta la domenica pomeriggio la signora Pina dalla Valtellina, ospite insieme alla sua associazione turistica alle Cantine Tosti e impegnata a proporre le specialità della sua terra in abbinamento ai vini. «Registriamo un -30% rispetto all'anno scorso. Forse ha penalizzato la concomitanza con altre feste sparse sul territorio. In effetti c'è poca gente» osserva ancora Alessandra del Comune di Nizza Monferrato che insieme alla pro loco serve la bagna cauda.

Soddisfatti invece i produttori vitivinicoli, che comunque hanno stretto buoni affari. Alle 16 della domenica la Cantina Sociale di Trento, per esempio, aveva venduto tutte le scorte mentre un operatore adibito alla vendita di formaggio, sempre trentino, aveva esaurito due quintali di formaggi. «Finora ho servito soprattutto tedeschi e americani. Non comprano molto ma sono interessati al vino e a prendere contatti. Chiedono non solo i grandi nomi ma anche le etichette meno conosciute come i nostri Doc Orcia» spiega entusiasta Violante Gardini di Montalcino. Accanto alla bancarella, intervistiamo un gruppo di 18 persone provenienti dalla Svizzera. Ai loro piedi, bottiglie di vino bianco e rosso, locali e non. «E' una bella festa, veniamo sempre. Rispetto all'anno scorso però c'è meno da vedere. Meno bancarelle. Peccato» commenta la signora Marion, al collo la taschetta con il calice. Che la festa fosse poco «vivace» è anche il giudizio di buona parte dei canellesi e degli astigiani intervenuti, che lamentano l'assenza delle giostre per i più piccini e delle attrazioni.

Chi viene da fuori, però, sembra aver ricevuto un riscontro positivo, seppur con qualche annotazione: «La festa è ben articolata. Ci vorrebbero però più vini tipici astigiani. Siamo venuti apposta per questo e ci ha sorpreso trovare produttori del Trentino o della Val d'Orcia. Alla festa del vino di Trisobbio, per esempio, l'offerta è più ricca. Il rapporto è uno a dieci. Pensateci, perché avete grosse potenzialità» commenta fuori dalle Cantine Contratto il signor Enrico Bertolino di Bergamo, insieme ad altre tre coppie di amici con al collo la Wine Card foracchiata. Molto apprezzato il Caffè Risorgimentale ospitato nella Sala delle Stelle con i figuranti in costume del gruppo storico «Asinari» di Costigliole d'Asti e le degustazioni di Vermouth. «Complessivamente ci riteniamo soddisfatti. Se c'è qualcosa da correggere faremo le dovute valutazioni e provvederemo» commenta Gandolfo.

Lucia Pignari

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