Continua il ciclo di approfondimenti “I segreti delle arti”. Giunto alla settima edizione, è promosso dalla Fondazione Eugenio Guglielminetti con Fondazione Asti Musei, Assessorato comunale alla Cultura e Provincia di Asti.
Si tratta di conversazioni dedicate ad argomenti e personalità legate all’attività culturale ed artistica della Fondazione Guglielminetti, condotte da esperti, studiosi e consulenti di varie discipline storico-artistiche.
Il prossimo appuntamento sarà oggi (venerdì) alle 17 al Polo didattico di Palazzo Alfieri (corso Alfieri 375), con ingresso libero. Intitolato “Toponomastica femminile per il valore dei diritti e della memoria delle donne”, vedrà come relatrice Giovanna Cristina Gado, già segretaria comunale generale, referente dell’Associazione “Toponomastica femminile”.
Il commento della relatrice
“Mancano, ancora oggi- afferma Giovanna Cristina Gado – azioni e politiche pubbliche incisive ed efficaci a garanzia dell’equità e della parità di genere-diritto umano fondamentale, nonché al rispetto dei principi Costituzionali fondamentali di pari dignità sociale, di uguaglianza sostanziale, senza distinzione di sesso e di libertà”.
“L’articolata trattazione dell’argomento, correlato alla imminente ricorrenza della Giornata internazionale dei diritti delle donne che cade l’8 marzo – continua la relatrice – si propone di far conoscere l’associazione e di sollecitare spunti di riflessione sulla condizione femminile per promuovere soluzioni di cambiamento socio-culturale necessarie a porre fine a ogni forma di disuguaglianza e discriminazione nei confronti di donne e ragazze; superare il divario di genere in molteplici ambiti e nella toponomastica di comuni e città; rieducare al linguaggio grammaticalmente corretto rispettoso del genere femminile, identitario e paritario-non sessista e a contrastare gli stereotipi di genere, molto evidenti nella toponomastica dei comuni e delle città; restituire la memoria delle donne attraverso l’uso dello spazio pubblico per raccontare il vero volto delle città e tramandarne la loro vera storia.
L’associazione
L’Associazione Toponomastica femminile – fondata e presieduta da Maria Pia Ercolini – ha condotto, a partire dal 2012, un censimento nazionale delle strade. “E’ emerso un gap di genere impietoso – sottolinea – nelle intitolazioni degli spazi e dei luoghi pubblici, che rappresenta una grave discriminazione di genere, poiché la quantità di vie dedicate alle donne risulta irrilevante in proporzione a quella maschile e al totale della toponomastica italiana, in quanto irrilevante è ritenuto il loro ruolo e il loro lavoro, anche quando importante e innovativo, anche quando riconosciuto a livello internazionale e diffusamente studiato.
Per recuperare il divario di genere nelle intitolazioni degli spazi e dei luoghi pubblici e per dare visibilità, riconoscimento e la dovuta memoria storica alle donne che – nei diversi campi del sapere, in politica, nella storia, nell’arte, nella letteratura, nella scienza, nell’economia, nell’imprenditoria, nello sport- hanno dato il loro contributo alla società, l’Associazione mette in campo un’ingente opera di sensibilizzazione, molteplici attività didattiche e culturali volte a coinvolgere la cittadinanza, iniziative, progetti, ricerche, pubblicazioni, mostre documentarie, convegni, campagne e proficue forme di collaborazione con le Amministrazioni comunali”.
La campagna per l’8 marzo
Con la campagna 2024 “8 marzo, tre donne, tre strade”, che ha avuto il patrocinio e il supporto dell’ANCI (Associazione Nazionale Comuni d’Italia), l’Associazione Toponomastica femminile ha rinnovato la sua proposta ai Comuni di celebrare concretamente la giornata della donna impegnandosi a dedicare le prossime tre aree di circolazione (automobilistica, pedonale, ciclabile) a tre figure femminili: una di rilevanza locale, una nazionale, una straniera, per riunire così le diverse anime del Paese.
“Si tratta di una campagna – continua Giovanna Cristina Gado, referente del progetto – a cui aderiscono molte Amministrazioni comunali e che concorre a ridurre il divario di genere nell’uso pubblico della ,emoria e a plasmare un nuovo volto, un volto comunale meno disparitario e più inclusivo”.