Fa un certo effetto sentir risuonare le melodie di Cole Porter, Phil Collins, Henry Mancini, Woody Herman, Glenn Miller
Fa un certo effetto sentir risuonare le melodie di Cole Porter, Phil Collins, Henry Mancini, Woody Herman, Glenn Miller e altri grandi al cospetto del Duomo. Ancor di più in una serata orfana del concerto di Ezio Bosso, sostituito dalla astigiana I.S.O. (Improbable Small Orchestra) Big Band che, con una scaletta piacevole e un po’ ammiccante, assolve discretamente bene il compito assegnato.
Diretto da Franco Bogliano, l’ensemble dà il via alle danze sulle note dei Genesis, prosegue con gli standard “The Days Of Wine And Roses” e “Summertime”, ospita sul palco le voci di Sal Belvedere e Giulia Rossi, rilegge “Oye Como Va”, “Woody’s Whistle” e la sempreverde “I Got You Under My Skin”. Con la dedica di “Solitude” a Gianni Bogliano strappa applausi e malinconie, mentre la versione di “Jump” secondo Paul Anka (poi eseguita come bis) e la morbida melodia di “Moonlight Serenade” hanno il compito di portare alla conclusione, annunciata nei giorni scorsi, con una particolare versione di “Volare”.
Un’ora e mezza abbondante di musica che scorre senza intoppi in una notte d’estate tutto sommato mite, come il pubblico presente, per lo più privo di volti giovani e poco numeroso rispetto alla capienza del luogo e all’unicità della serata stessa, prima di Astimusica 2016 nella location storica di piazza Cattedrale (clicca qui per vedere il videoservizio). Che il concerto dei Bachi Da Pietra nel vicino cortile di Palazzo Ottolenghi non abbia giovato alla causa? Forse. Certo è che la presenza di Rocco Hunt, sabato sul palco del festival, potrebbe da subito invertire la tendenza.
Luca Garrone