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Cultura e Spettacoli

Franco Branciaroli e la follia
calcolata del suo Enrico IV

Approderà anche ad Asti l'applaudito Enrico IV di Franco Branciaroli, tra i più originali interpreti del teatro italiano, già sul palco insieme a mostri sacri come Carmelo Bene e Luca Ronconi;

Approderà anche ad Asti l'applaudito Enrico IV di Franco Branciaroli, tra i più originali interpreti del teatro italiano, già sul palco insieme a mostri sacri come Carmelo Bene e Luca Ronconi; con quest'ultimo recitò ne "La vita è un sogno", che nel 2000 gli valse il Premio Ubu come migliore attore protagonista. Lo spettacolo sarà in scena al Teatro Alfieri lunedì alle 21 (ingresso 20 euro, ridotti 15 euro), interprete lo stesso Branciaroli con un nutrito cast. Per il regista milanese è la continuazione di un percorso che indaga i grandi personaggi della drammaturgia italiana, dopo i successi ottenuti con "Servo di scena", "Il Teatrante" e "Don Chisciotte".

L'Enrico IV debuttò al Teatro Manzoni di Milano, nel 1922, quando Pirandello scriveva commedie già da una dozzina d'anni. Per il futuro Premio Nobel era quella la fase del cosiddetto "Teatro nel teatro", tecnica mutuata da William Shakespeare; scritto in tre atti, viene considerato uno studio sul significato della pazzia e sul rapporto tra finzione e realtà. Tema toccato più di una volta dal siciliano, che si avvicinò alla psicanalisi freudiana in seguito alla malattia psichiatrica che condurrà sua moglie Antonietta in manicomio. I tratti dell'intera opera di Pirandello, infatti, trovano la propria radice nella vita privata ? spesso tormentata e solitaria ? dello scrittore. I suoi conoscenti sostenevano che il grande Pirandello non sorridesse quasi mai, e decisamente drammatici sono anche i toni dell'opera allestita all'Alfieri.

La trama è nota: un nobile, di cui non viene mai svelato il nome, prende parte ad una mascherata in costume nella quale impersona il sovrano Enrico IV. Alla messa in scena prendono parte anche la sua amata Matilde Spina e il rivale in amore Belcredi. Quando il protagonista viene fatto cadere da quest'ultimo, un colpo alla testa lo convince di essere realmente il personaggio storico che stava impersonando. Enrico guarisce solo dopo dodici lunghi anni, e comprende che Belcredi lo ha fatto cadere intenzionalmente per rubargli l'amore di Matilde, che poi ha sposato e con il quale è fuggita. Decide così di fingersi ancora pazzo, di immedesimarsi nella sua maschera per non vedere la dolorosa realtà. Enrico è vittima non solo della follia, prima vera poi cosciente, ma dell'impossibilità di adeguarsi a una realtà che non gli si confà più, stritolato nel modo di intendere la vita di chi gli sta intorno.

Enrico Panirossi

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