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Cultura e Spettacoli
Narrativa

Gian Marco Griffi: «Il mio libro? Premiato dai lettori»

Lo scrittore astigiano ha ottenuto un vasto consenso per il primo romanzo, intitolato “Ferrovie del Messico”, proposto tra i finalisti dello Strega

Si definisce «scrittore del lunedì» e non ha cambiato idea nemmeno negli ultimi mesi, quando è diventato noto – tra lettori appassionati, editori e librai – grazie al suo romanzo “Ferrovie del Messico”, pubblicato lo scorso maggio da Laurana editore.
Sì, perché oltre a diversi riconoscimenti di livello nazionale, con il libro si è guadagnato la proposta di candidatura al Premio Strega 2023.
Parliamo di Gian Marco Griffi, astigiano, che di professione è direttore del Golf Club di Margara. E che, appassionato da sempre di narrativa, scrittura e lingua italiana, finora ha dedicato a questo impegno appunto il lunedì, il suo giorno libero.
Griffi, partiamo “dal fondo”. Qual è stata la sua reazione quando ha saputo che il romanzo è stato proposto nella rosa dei titoli candidati al Premio Strega?
Ho provato una grande soddisfazione, soprattutto quando ho saputo che ad avanzare la candidatura era stato Alessandro Barbero, per il quale nutro una grande stima.
Riguardo al suo interesse, infatti, non sapevo nulla, in quanto la casa editrice “Laurana editore” mi aveva tenuto all’oscuro.
Al contrario, sapevo che qualcosa si stava muovendo nella direzione del Premio Strega perché ero stato contattato da altri “Amici della domenica”, ovvero i componenti della giuria. Anche se poi Barbero “è arrivato prima”.
Detto ciò, sicuramente questo è solo un primo passo, dato che seguiranno la selezione della rosa dei 12 candidati e poi dei 5 finalisti. Ma per me rappresenta già un enorme risultato, anche perché, essendo un premio conosciuto da tutti, anche da chi non è avvezzo alla lettura, mi ha portato una grande popolarità, cui peraltro non sono abituato.
E’ concorde sul giudizio espresso da Barbero per motivare la proposta? Ha scritto, argomentandolo, che «merita di essere candidato al Premio Strega per la novità, e l’ambizione, del concetto e della trama, come per la qualità della scrittura».
Sì, la motivazione è decisamente calzante. In poche parole è riuscito a inquadrare molto bene il mio romanzo, a descrivere quello che mi auguravo fosse.
Ha anche scritto che «in un panorama letterario come quello italiano, che sembra oggi dividersi tra il racconto quasi giornalistico di “storie vere”, possibilmente tragiche, e il rimuginamento sull’eterna crisi della famiglia borghese, “Ferrovie del Messico” si staglia con un’originalità che merita di essere segnalata». Condivide questa descrizione del panorama letterario italiano?
Sì. Barbero si riferisce a due tendenze che dominano sicuramente il panorama letterario italiano, al di fuori delle quali esiste un sottobosco di proposte, soprattutto di piccoli editori.
Ecco, io faccio parte di questo sottobosco. Ho scritto un romanzo “anti-commerciale”, che conta oltre 800 pagine ed è scritto in un linguaggio che ho cercato di rendere il più ricco possibile. Eppure, il passaparola spontaneo tra i lettori, grazie ai social network e a internet, ha fatto crescere i consensi e lo ha portato alla notorietà. Così come le recensioni genuine che si sono susseguite in questi mesi.
Anche perché, sinceramente, altri mezzi a disposizione non ne avevo: sono assolutamente sconosciuto e ho pubblicato con un piccolo editore.
Questo consenso nato dal basso, tra i lettori, è stato l’aspetto che mi ha fatto maggiormente piacere.

Gli altri riconoscimenti

Parliamo degli altri riconoscimenti ricevuti…
Dopo una prima uscita al Salone del libro di Torino, “Ferrovie del Messico” è arrivato in libreria il 22 maggio, prenotato in 168 copie. Si è fatto notare fin dall’inizio grazie alle recensioni positive dei lettori e al fatto che è stato proclamato libro del giorno (a fine maggio) e del mese (giugno) dal programma Fahrenheit di Rai Radio 3.
Poi, da settembre, sono cominciati ad arrivare i riconoscimenti. Innanzitutto il Premio Leonforte in Sicilia, poi il premio Augusto Monti a Monastero Bormida, assegnato ad opere con ambientazione piemontese o ligure (la storia che racconto si svolge per l’80% nell’Astigiano). Mi ha fatto molto piacere in quanto è il paese di cui è originaria mia moglie. E ancora, il Premio Mastercard, che si basa sulla valutazione di una giuria molto importante, di altissimo profilo, che mi ha visto in finale con autori già affermati. In questo caso la premiazione si è svolta a Roma il 12 dicembre, mentre il giorno dopo il romanzo è stato proclamato “Libro dell’anno” dal programma “Fahrenheit”. In questo caso mi sono ritrovato nella rosa dei 12 finalisti e premiato da una giuria composta da scrittori vincitori delle edizioni precedenti, ascoltatori e studenti universitari.
Ultimo in ordine di tempo il Premio Zeno…
Sì, l’ho ritirato a Roma a metà gennaio. Promosso dall’associazione culturale Zeno – il cui nome rimanda a “La coscienza di Zeno” di Italo Svevo – è presieduto da Giulia Caminito, scrittrice molto stimata, e si basa su una giuria tecnica decisamente valida. Un riconoscimento, quindi, che mi ha regalato una grande soddisfazione. Così come il fatto che “Ferrovie del Messico” sia stato primo nella classifica di qualità della rivista “Indiscreto”, stilata tre volte l’anno, per quanto riguarda il periodo compreso tra il 2 maggio e il primo ottobre.
Ci spieghi…
Ogni quattro mesi – grazie al contributo di 600 critici letterari, addetti ai lavori, librai – la rivista stila una classifica che va a premiare la qualità dei titoli e non solo le vendite.
Infatti, seppure il libro sia ora arrivato alla decima ristampa e abbia venduto 10mila copie – per me un risultato esorbitante – è ovvio che si tratti di una performance non paragonabile a quella di scrittori già affermati.

Tra passato e presente

Quando voleva pubblicare il libro aveva faticato a trovare un editore?
No. Avevo faticato in precedenza, quando avevo impiegato dieci anni per pubblicare il mio primo libro, una raccolta di racconti intitolata “Più segreti degli angeli sono i suicidi” (Bookabook, 2017), che poi ho fatto uscire tramite il crowdfounding. Ammetto che sia stato un insuccesso, tanto che ormai il libro è fuori commercio.
Per il secondo libro di racconti, intitolato “Inciampi” (2019), avevo invece trovato l’editore “Arkadia”, ma il riscontro era stato minimo, pari a 300 copie vendute e qualche piccola recensione. Tuttavia a notare i miei racconti era stato Giulio Mozzi, che mi ha chiesto di scrivere un libro per la nuova collana “Fremen” di Laurana Editore di cui è responsabile. Per me il primo romanzo, la prima volta in cui mi sono buttato a scrivere una narrazione più complessa.
Come è arrivata l’ispirazione?
Sono partito da alcuni personaggi, tra cui il protagonista. Poi, mentre leggevo una biografia di Proust, ho pensato che Ferrovie del Messico, un titolo azionario in cui aveva investito lo scrittore francese, potesse essere il titolo del libro e, quindi, che potesse nutrire l’immaginario di una parte della narrazione. Tre parole da cui è partito tutto, compreso il mio desiderio di documentarmi, dato che fino a quel momento la mia conoscenza del Messico era prettamente letteraria.

Il successo

Al di là di tutto ciò che è stato scritto, qual è secondo lei il motivo principale del successo del romanzo?
Ritengo sia la scrittura ricca e complessa. Secondo me in Italia i lettori sono sottovalutati, invece desiderano leggere libri in cui la scrittura attinga dalle infinite possibilità della lingua a livello di ricchezza e significati. La storia al centro del mio romanzo è molto parlata, ma è un parlato letterato, che intreccia linguaggio aulico con neologismi e termini astigiani e piemontesi. Tantissimi lettori si sono appassionati alla caratterizzazione dei personaggi, secondo me anche per il linguaggio utilizzato per descriverli.
Il tutto da autodidatta…
Sì, ciò che ho imparato della scrittura deriva dalla mia passione per la lettura, dal fatto di essere un bravo lettore, in grado di cogliere ciò che altri non vedono, come il motivo della scelta di una frase o di un verbo. Sono anche appassionato della lingua italiana, per cui leggo i dizionari, soffermandomi su significati ed etimologia delle parole.
Progetti futuri?
Grazie al successo di “Ferrovie del Messico” sono stato corteggiato da diversi editori. Il fatto è che per stendere questo romanzo ho sfruttato il lockdown, scrivendo otto ore al giorno. Tempo a disposizione che ora non ho più. Vedremo. Magari dovrò cambiare la mia definizione di «scrittore del lunedì».

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