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Cultura e Spettacoli

Gigi Proietti, protagonista per due volte sul palco astigiano

Salvatore Leto: “Quando l’ho visto in scena a Roma con ‘A me gli occhi, please’ ho deciso che lo avrei portato all’Alfieri”

Gigi Proietti all’Alfieri nel 1979

«Quando ho visto a Roma il suo spettacolo “A me gli occhi, please” ne sono rimasto incantato. E ho deciso che lo avrei portato ad Asti».
A parlare è Salvatore Leto, già direttore del Teatro Alfieri e del festival AstiTeatro, immerso tra i ricordi che lo legano a Gigi Proietti, mancato ieri (lunedì) nel giorno del suo 80esimo compleanno dopo una carriera di successo in qualità di attore, comico, cabarettista, ma anche di doppiatore, conduttore televisivo, regista, cantante e direttore artistico.
E proprio come attore si è esibito all’Alfieri, appunto con “A me gli occhi, please”.
«Lo spettacolo – racconta Leto – è andato in scena il 24 aprile 1979, nell’ambito della stagione teatrale 1978/1979 che aveva proposto diverse serate degne di nota. In quel periodo Proietti era direttore del Teatro Stabile dell’Aquila e aveva debuttato con lo spettacolo “A me gli occhi, please” al Teatro Tenda di piazza Mancini a Roma. Quello che doveva essere uno spettacolo per coprire cinque o sei serate, in realtà si rivelò un grande successo, un fenomeno mondiale che ha visto repliche per quattro o cinque anni consecutivi. Uno spettacolo che aveva ricevuto apprezzamenti anche da grandi personaggi del cinema e del teatro: basti pensare che il regista Federico Fellini aveva dichiarato di averlo visto nove volte, e che Eduardo De Filippo si era alzato in piedi nel momento degli applausi, esortando anche gli altri spettatori a fare lo stesso».
Da qui l’idea di inserirlo nella stagione teatrale dell’Alfieri. «Nonostante fosse uno spettacolo costoso – continua Leto – dopo averlo visto a Roma ne sono rimasto incantato, per cui ho cercato in tutti i modo di portarlo ad Asti. Dopo tante insistenze ce l’ho fatta, grazie anche all’amicizia con il segretario e amministratore di Proietti, Mario Bussolino, originario di San Damiano, che si era trasferito a Roma per diventare attore, tanto che avava recitato anche in alcuni spettacoli di Proietti. Ovviamente quella serata si rivelò un successo, con il teatro colmo di spettatori».

Lo spettacolo in occasione di AstiTeatro

Successivamente i contatti tra Asti e Gigi Proietti non si sono interrotti, ma sono proseguiti nel tempo in attesa di ulteriori collaborazioni. L’occasione si è presentata alcuni anni dopo grazie ad AstiTeatro. «Il festival è nato nel giugno del 1979 – annota Leto – e la settima edizione, nel 1985, ha rappresentato l’anno in cui ha cambiato pelle con la svolta verso la drammaturgia contemporanea. Lo avevo contattato e lui mi aveva parlato di un progetto, un monologo su Edmund Kean, grande attore inglese dell’inizio dell’Ottocento, su testo scritto da Raymond FitzSimons. Io ero entusiasta della proposta, per cui ne è nata una produzione per AstiTeatro che ha debuttato in quell’edizione e si è rivelata un grande successo».

Il ricordo personale di Salvatore Leto

Ottimo il ricordo che Leto ha del noto attore. «Oltre ad essere una persona piacevolissima, con cui si poteva discutere di tutto – conclude – ricordo che conosceva perfettamente il teatro contemporaneo e che teneva molto al teatro popolare, di cui era orgoglioso perché in grado di rivolgersi a tutti, nonostante spesso gli venisse attribuita una connotazione negativa. Proietti era un uomo di grande cultura e amava molto Pratolini perché incarnava la romanità dei poeti dell’Ottocento e dei classici romaneschi».

Le parole di Emiliano Bronzino

Ad aver conosciuto Gigi Proietti anche il regista torinese Emiliano Bronzino, legato alla nostra città in quanto è direttore artistico del festival AstiTeatro e dello Spazio Kor di piazza San Giuseppe.
«Era una persona meravigliosa – afferma Bronzino – molto alla mano, nonostante la notorietà che aveva raggiunto. Dal punto di vista umano mi aveva fatto un’ottima impressione, tanto che ricordo lunghe cene notturne a parlare di lavoro ma anche di vita privata. Dal punto di vista meramente professionale, poi, penso che fosse un grandissimo professionista e che, con la sua scomparsa, il teatro perda un grande pezzo della storia degli ultimi anni».
Bronzino aveva conosciuto Proietti in occasione del progetto della Fondazione TPE (Teatro Piemonte Europa) che nel 2016 aveva prodotto il kolossal teatrale tratto dal romanzo “I tre moschettieri” di Alexandre Dumas, diviso in otto episodi diretti da altrettanti registi diversi, tra cui lui e Gigi Proietti.
Successivamente avrebbero dovuto incontrarsi nuovamente in occasione di AstiTeatro 40. «Nel 2018 – racconta Bronzino – Proietti avrebbe dovuto partecipare al festival con la rivisitazione dello spettacolo su Edmund Kean (vedi articolo a fianco, ndr). Solo che alla fine l’accordo non è andato in porto perché, vista l’età avanzata, aveva preferito evitare di aggiungere un’ulteriore data agli spettacoli già previsti».

Elisa Ferrando

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