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Cultura e Spettacoli

Giovani in assemblea parlando solo piemontese
Ma c'è rabbia per il mancato riconoscimento

Domenica a San Damiano il palazzo Gazelli di Rossana ha ospitato il congresso di “Gioventura piemonteisa”. Rabbia e amarezza per il mancato riconoscimento della lingua del Piemonte, ma nasce la versione 2.0 dell'associazione che si batte per la valorizzazione della cultura e della lingua piemontese

Si è tenuto domenica a Palazzo Gazelli di Rossana il Congresso 2013 di “Gioventura Piemonteisa”, l’associazione che da anni si batte per il rispetto e la valorizzazione della cultura e della lingua piemontese. La giornata è stata articolata in due momenti ed ha visto la partecipazione di rappresentanti dei gruppi di lingua francese, franco provenzale, oltre che di congressisti provenienti da Nizza e dalla Savoia. In mattinata si è discusso della modifica di alcuni punti dello Statuto, per renderlo più partecipativo ed adeguato alle nuove situazioni: nel pomeriggio, al termine di numerosi interventi, le modifiche sono state approvate dall’assemblea.

La questione essenziale, esposta in diverse forme, è la protesta contro uno Stato che non riconosce la lingua piemontese fra le altre lingue esistenti in Italia, ad esempio il sardo, il franco provenzale, l’occitano, il walser ed altre ancora. Nel 2010 sono state raccolte 13 mila firme a sostegno del riconoscimento della lingua e della cultura piemontese: l’iniziativa, nonostante abbia avuto (a parole) il sostegno di politici di diversi schieramenti, nei fatti è fallita, con la motivazione che il riconoscimento deprimerebbe il senso di unità del Paese. «Il rifiuto dello Stato italiano di riconoscere la nostra cultura – ha commentato qualche partecipante – ci porta ad avvicinarci ai movimenti indipendentisti che sono presenti sia in Piemonte che a Nizza e nella Savoia».

Non a caso, il titolo della giornata è stato “Alvesse e esiste”, ossia “Alzarsi ed esistere”, una vera e propria dichiarazione di orgoglio: «Si riconoscono lingue parlate da pochissimi gruppi di persone – ha detto Fabrizio Pettinato – e non il piemontese, che è la lingua di tre milioni di persone. Siamo chiamati a colmare debiti non fatti da noi, ci hanno fato credere che fosse sbagliato parlare piemontese, la nostra lingua appare in televisione solo per essere derisa. Questa discriminazione deve finire, altrimenti ci spingeranno culturalmente e praticamente verso il separatismo».

«Oggi è nata Gioventura piemonteisa 2.0 – ha dichiarato Roberto Novero, di Torino – che pretende di rappresentare lingua e cultura piemontese. La nostra proposta raccoglie molti consensi, anche fra i giovani, la cui età media si è abbassata rispetto al passato». La conferma di come le tradizioni e la voglia di tramandare le proprie radici possa tranquillamente sposare la tecnologia e le nuove forme di comunicazione. La giornata è stata una novità anche per gli spazi di Palazzo Gazelli di Rossana, in cui da molto tempo non risuonavano più le voci di un’assemblea interamente condotta in piemontese.

Renato Romagnoli

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