«“Digressione” costruisce un mondo che “Ferrovie del Messico” accennava soltanto».
Così lo scrittore astigiano Gian Marco Griffi definisce il suo nuovo romanzo, uscito lo scorso 3 giugno per Einaudi, in rapporto al libro diventato nel 2022 un caso editoriale. Pubblicato da una piccola casa editrice, Laurana editore, aveva compiuto in pochi mesi un percorso serrato verso il successo, tanto che nel giugno successivo all’uscita aveva sfiorato l’ingresso nella cinquina dei finalisti del prestigioso premio Strega.
Un successo che è valso all’autore, oltre a numerosi riconoscimenti, anche la firma di un contratto per due libri con Einaudi. Griffi, di cosa parla “Digressione”?
E’ un romanzo ambientato tra il 2013 e il 2054, principalmente ad Asti, ma anche in Messico, a Pantelleria e in un borgo “fantasma” della Calabria.
Per capirlo, però, bisogna partire dai protagonisti: un uomo di nome Arturo Saragat e un libro, precisamente la copia 33 di “Historia poetica y pintoresca de los ferrocarriles en México” che Cesco Magetti cerca in “Ferrovie del Messico”. Un libro che in quel caso non veniva mai trovato, ma che in “Digressione” è sempre presente. Infatti viene raccontata la storia di chi lo possiede dal 1933 al 2054. Tra loro lo stesso Arturo Saragat, astigiano, che ne viene in possesso nel 2013, da cui parte il romanzo per seguirne la vita fino al 2054, tra numerosi flashback. Insomma, in virtù di dei diversi “padroni”, si viaggia nello spazio e nel tempo.
Asti trasfigurata e i legami con il romanzo precedente
Come viene presentata la città di Asti?
In modo trasfigurato, tanto più che “Digressione” è un romanzo ucronico (ovvero, che esplora vincende storiche “alternative” rispetto a quelle effettivamente accadute, ndr).
Ad esempio, ho immaginato che Benito Mussolini non venisse ucciso nel 1945, ma arrestato ed esiliato nell’isola di Pantelleria. Di conseguenza l’Italia e il mondo mostrano nel libro una diversa concezione del Fascismo che si nota anche a livello locale, ovvero ad Asti.
Ci sono riferimenti a personaggi di “Ferrovie del Messico”?
Sì, ma gli unici che hanno un ruolo attivo anche in questo caso sono Lito e Mec, oltre a Tilde, che nel 2054 arriva all’età di 104 anni.
E’ stato un lavoro lungo?
Diciamo che ho riflettuto e rimuginato sulla storia per due anni, dopodiché il lavoro di scrittura vero e proprio, molto serrato, è durato sei mesi.
Ho lavorato al fianco di coloro con cui avevo collaborato per “Ferrovie del Messico”, ovvero Giulio Mozzi e Greta Bertella, e ho avuto “carta bianca” dall’editore. Mi sono dedicato alla stesura al meglio delle mie possibilità, in modo professionale.
Ne è nato un romanzo di 1.024 pagine, quindi più lungo di “Ferrovie del Messico”. Ora tocca ai lettori giudicare.
La cura della lingua
“Ferrovie del Messico” si era distinto per la cura della lingua. Stessa caratteristica per il nuovo romanzo?
Certo, in misura ancora maggiore. Il mio modo di scrivere, così ricco e complesso, è stato apprezzato dai lettori.
Se dovesse definire con un aggettivo sia “Digressione” sia “Ferrovie del Messico”, quali sceglierebbe?
Anche senza utilizzare solo aggettivi, direi che “Ferrovie del Messico” è fiabesco; “Digressione” costruisce un mondo che il primo accenna soltanto.