Un affollato incontro, quello che si è svolto domenica scorsa alla Biblioteca Astense a chiusura della rassegna “Passepartout en hiver”, promossa dalla biblioteca con l’associazione di categoria Cna.
Protagonisti Giorgio Conte, il figlio Tommaso e il cugino Alberto, con artista ospite il giovane fotografo Stefano Camera.
Tema dell’appuntamento la musica, che Giorgio, Tommaso e Alberto Conte hanno raccontato, ricordato, descritto.
Giorgio Conte ha esordito con alcuni versi del brano “Dal Loggione”, canzone che il fratello Paolo scrisse negli anni ‘70. «Ecco – ha detto – è di questo genere di musica che vorrei parlarvi, della musica che fa piangere, che fa mancare il fiato, che fa battere il piede e che suoneresti mille volte e altre mille volte ancora». Ha poi sottolineato che, purtroppo, si ascolta tanta “musica spazzatura” «che può nuocere gravemente alla salute». Quindi ha confessato il suo rimpianto nell’aver frequentato e corteggiato a lungo la musica «senza mai possederla appieno», senza conquistarla del tutto. Ha ricordato le lezioni di pianoforte con la maestra Bossolo e la signorina Arione, oltre alle strimpellate a orecchio. «Tanti esercizi senza riuscire mai, un po’ per pigrizia e un po’ per difficoltà nell’apprendere, a farmi una tecnica soddisfacente».
Il cantautore ha poi scherzato, raccontato aneddoti e ancora rammentato le sciate allo Stelvio, la batteria, i maestri Carlo Sola e Giancarlo Pillot, gli amici, il jazz.
Le parole del cugino Alberto
A seguire il cugino Alberto Conte, docente di Geometria superiore all’Università di Torino e componente del consiglio di amministrazione del Teatro Regio, ha raccontato i suoi ricordi, la passione per l’opera lirica trasmessagli dalla nonna materna. «Una volta – ha sottolineato Alberto – c’erano pochi ma grandissimi tenori che facevano cose strabilianti».
La musica secondo Tommaso Conte
L’avvocato Tommaso Conte, raffinato musicista, ha invece fatto un parallelo tra vari generi musicali, dai più antichi ai più moderni. «La musica è un unico concetto – ha affermato – da cui nascono vari generi e vari gusti ed è proprio così perché, se ci pensate, la musica ridotta al minimo offre dodici possibilità. Solo dodici note che, combinate tra loro, formano qualsiasi composizione». Alla chitarra ha accennato brani dimostrando grande competenza e abilità, ha ricevuto applausi, parlato di sonorità, di accordi, ha spiegato la sua passione e l’ha resa facile. «Per un musicista – ha concluso – tutto è essenziale se gli si trova una collocazione».
Infine Giorgio Conte, ha fatto cantare e sorridere la platea intonando “quand che ‘l tren a l’è rivà e quand che ‘l tren a l’è rivà a lè fermase…”.