Si chiama Elisabetta Bosco, ha 23 anni ed è astigiana (originaria di San Damiano), anche se vive a Torino da quando ha cominciato gli studi universitari nel 2017.
Recentemente è stata premiata come regista in occasione della 20esima edizione del Glocal Film Festival di Torino, ideato dall’Associazione Piemonte Movie e diretto da Gabriele Diverio, che da vent’anni seleziona il meglio della produzione cinematografica legata alla vivace industria filmica regionale. Un’edizione sbarcata sul digitale, causa pandemia, che ha visto in concorso 33 titoli sulla piattaforma streaming “streeen.org” dedicata al cinema indipendente. Ha infatti vinto il premio per il miglior corto d’animazione nell’ambito della sezione “Spazio Piemonte”, dedicata ai cortometraggi.
L’abbiamo raggiunta per conoscere come è nata la passione per il cinema d’animazione e quali sono i suoi obiettivi futuri.
Da quando è appassionata di cinema?
«Ho sempre utilizzato il linguaggio della “danza delle mani” per esprimermi. Un giorno volevo raccontare una storia, ma ho capito che un foglio solo, per una storia così lunga, non bastava. Quel giorno ho preso dei piccoli personaggi ed ho iniziato a muoverli; è cominciato così il mio interesse per il cinema d’animazione».
Quali studi ha effettuato?
«Mi sono dioplomata l’anno scorso al Centro sperimentale di Cinematografia. Ora sto frequentando il corso di laurea triennale in Comunicazione interculturale all’Università di Torino. E, al contempo, lavoro come freelance nel campo dell’illustrazione e dell’animazione».
Quello presentato alla ventesima edizione del Glocal è il suo primo lavoro?
«Sì. “En Rang Par Deux, Incontro con Aliou e Afif” è il mio primo cortometraggio».
Il cortometraggio
Di cosa parla il corto e quale messaggio vuole trasmettere?
«E’ il mio progetto di diploma presso il Centro Sperimentale di Cinematografia, a cui ho dato vita insieme a Margherita Giusti e Viola Mancini.
E’ un documentario animato che nasce dall’incontro a Roma di Aliou, origine senegalese, e Afif, origine tunisina. I due ragazzi raccontano le loro storie, relative all’amicizia e all’Italia, attraverso la musica, linguaggio universale e mezzo di unione. Dicono Afif e Aliou: “Se non c’era la musica non c’era comunicazione, cantavamo in tutte le lingue. Mentre suonavamo c’era qualcosa che ci univa, poi siamo diventati una famiglia”. E’, quindi, un elogio agli incontri, all’unirsi di storie e culture diverse, agli scambi.
Spesso ci si dimentica che l’identità delle persone non dipende soltanto da dove esse arrivano, ma anche dai loro desideri e dal bisogno di stare e creare insieme».
Si aspettava il riconoscimento ottenuto?
«Il premio è stata una bella sorpresa. “En Rang Par Deux” è una storia a cui vogliamo bene, ci abbiamo messo sincerità e fiducia. Sapere che qualcuno la ascolta e ne fa tesoro per noi è importante. Inoltre ricevere un premio a Torino, città dove il corto ha preso vita, ha un certo valore».
I progetti futuri
Quali sono i suoi prossimi progetti?
«La strada percorsa fino a qui mi ha fatto capire quanto si possa trasmettere ed educare, a volte in modo molto semplice. Provo un profondo interesse per le storie delle persone e dei luoghi e spero, tramite l’animazione, di poterne offrire una mia visione. Ho da poco fondato un collettivo, denominato “Muta”, insieme ad altre colleghe animatrici. L’obiettivo è continuare a raccontare e sperimentare tramite questo linguaggio ed i miei progetti per il futuro sono di rimanere legata a contesti sociali ed ambientali».