Diverse sono le prese di posizione sulle idee del Comitato spontaneo sul riassetto delle denominazioni piemontesi. Anche se da questa parte del Tanaro non si può certo dire che abbia scaldato troppo
Diverse sono le prese di posizione sulle idee del Comitato spontaneo sul riassetto delle denominazioni piemontesi. Anche se da questa parte del Tanaro non si può certo dire che abbia scaldato troppo gli animi. «La proposta di mettere un cappello di "Piemonte" su alcune DOC più piccole -? racconta Michele Chiarlo -? la vedo come un vantaggio sui mercati internazionali e di semplificazione per i consumatori a patto che si conservino le denominazioni storiche come sottotitolo. Ma lo scoglio più duro sono i produttori stessi che devono sposare la causa. Per altri aspetti vedo un po' di confusione».
Mercati internazionali dove i consumatori non hanno forse le idee chiarissime. «Certo la denominazione Monferrato non la conoscono in tanti -? dice Annie B. Shapero sommelier e importatrice di vini USA -? A un americano tipo viene in mente prima la Toscana e poi il Veneto. Ma grazie e Barbaresco e Barolo il Piemonte gode di grande fama. Come tipologia invece gli americani tendono a pensare a nomi di vitigni anziché ad areali di produzione per cui sul numero delle doc sono veramente in pochi ad avere idee precise». Tornando nell'Astigiano il tema non sembra riscuotere grande interesse.
«Nei fine settimana non penso al vino -? scherza Raffaella Bologna -? ma devo dire non ho letto nulla al riguardo». E non è l'unica. «Non la conosco bene ? chiarisce il vignaiolo Armando Piana ? ma certo le doc che abbiamo sono troppe». Per altri invece il problema è la burocrazia. «Il nostro territorio ?- dichiara Bruna Ferro di Carussin -? è fatto di tante preziose particolarissime microaree che a mio avviso sono eccellenze. Il nostro territorio lo stanno uccidendo le carte. Non so cosa a questo punto sia meglio. Mentre discutiamo sui nomi da usare stiamo perdendo i nostri vigneti. Quando avremo invece che 66 doc solo 23 ma non avremo più suoli fertili imbottiglieremo la carta»? Idee simili anche dall' Associazione del Nizza. «Le idee vanno discusse -? chiude Gianluca Morino -? ma ognuno deve fare il proprio mestiere e riconoscere ai produttori il proprio ruolo». (ndr Qui il contributo di Angelo Gaja)
l.p.