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In un libro tutte le traccedei Saraceni nell'Astigiano
Cultura e Spettacoli

In un libro tutte le tracce
dei Saraceni nell'Astigiano

Nato da un articolo-provocazione pubblicato proprio su La Nuova Provincia nell'ottobre del 2011, è stato dato alle stampe in questi giorni il nuovo libro edito dal Ciraas (Centro Internazionale

Nato da un articolo-provocazione pubblicato proprio su La Nuova Provincia nell'ottobre del 2011, è stato dato alle stampe in questi giorni il nuovo libro edito dal Ciraas (Centro Internazionale Ricerche Archeologiche Antropologiche e Storiche) che raccoglie le tracce di presenza ed eredità culturale islamica nel Monferrato. Il riferimento è ai Saraceni e alla loro cultura che tanto influenzò quella astigiana a partire dal 900 e fino al 1200.

A lanciare la provocazione fu l'architetto Enrica Fiandra, con una lunga carriera di direttrice degli scavi in Libia per riportare alla luce i resti della città romana di Leptis Magna originaria di Bagnasco di Montafia dove vive. Agli occhi della Fiandra sono così tante le testimonianze della cultura araba sulle nostre colline, da rendere urgente metterle tutte insieme per dare una visione d'insieme che ci restituisce una curiosa, e a tratti inaspettata, somiglianza con le genti d'Oriente. A raccogliere questo invito sono state alcune insegnanti con la passione per la ricerca storica: Maria Grazia Cavallino di Settime e Luigina Tricarichi; queste ultime due hanno curato la stesura finale del volume raccogliendo tutti i contributi a conferma della tesi in premessa, cioè quella delle presenze saracene nell'Astigiano e nel Piemonte.

Ne è nato un lavoro molto interessante, che viene pubblicato anche in un momento molto particolare per la nostra provincia, ovvero l'accoglienza massiccia di profughi provenienti da Paesi arabi e musulmani. Un po' come una seconda grande e storica ondata di arrivi che si aggiunge a quella che, intorno al 940 giunse fino alle porte di Asti, difesa dal vescovo Brunengo e dalle truppe di Ascario II di Ivrea e del fratello Berengario, conte di Asti. Le città murate come Asti resistettero validamente ai saraceni che però si diffusero nei villaggi e nelle campagne circostanti, contando anche sulla solidarietà e l'aiuto di contadini stanchi delle continue angherie cui erano sottoposti dai nobili al comando.

La tradizione li descrive come saccheggiatori truci e violenti,ma, come sottolinea Michele Ruggiero in uno dei primi capitoli del libro, in realtà non erano tutti briganti. Anzi, il loro stanziarsi nelle campagne portò nuovi prodotti agricoli come il grano saraceno, nuove tecniche di lavoro, ingegnosi sistemi di approvvigionamento idrico. Una copia del volume sulle presenze saracene nell'Astigiano può essere richiesto direttamente al Ciraas al sito web www.ciraas.it

Daniela Peira

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