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Testore con nuovo libro
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Editoria

«Il mio ultimo libro? Un giallo e una dichiarazione d’amore per la bicicletta»

Franco Testore parla di “Come una ruota che gira”, pubblicato con Araba Fenice Editore, ambientato nel quartiere di San Rocco nel 1965

Borgo San Rocco, il Casermone, gli immigrati, il Giro d’Italia, gli anni ’60. Anzi, il 1965.
È la cornice in cui si muovono i personaggi dell’ultimo libro “Come una ruota che gira” (Araba Fenice Editore) creati dalla fantasia di Franco Testore, medico oncologo in pensione dalle molte passioni, tra cui quella per la scrittura.
«Al centro – informa Franco Testore, autore di precedenti libri, tra cui “Il bacialé” e “Napoleone in bicicletta” – una storia inventata ambientata in un luogo reale: San Rocco, esattamente come era nel maggio del 1965».
Un libro che parla ancora di bicicletta ma in modo diverso, di gente semplice e comune. Il protagonista si chiama Giaculìn Gamba, ed è un meccanico ciclista cresciuto nel mito del “Diavolo Rosso” (Giovanni Gerbi), nella cui fabbrica di biciclette ha lavorato per trent’anni. La moglie si chiama Mentina ed è un’instancabile infermiera dell’ospedale, sempre pronta ad aiutare tutti.
Ad un certo punto Giaculìn decide di aprire una officina a San Rocco, quartiere popolare vicino a via Quintino Sella dove lui abitava».

Il Giro d’Italia

Un personaggio appassionato di ciclismo. Gli piacciono i corridori eleganti – aggiunge l’autore – e questo è il motivo per cui ho ambientato il racconto proprio nel ’65. Quel Giro d’Italia, infatti, lo vinse alla grande Vittorio Adorni, il prototipo del corridore elegante».
Il rito di Giaculìn, tutti gli anni durante il Giro d’Italia, è quello di chiudere l’officina, rintanarsi con la sua radiolina nel cortile, all’ombra di un tiglio, e di sognare con le parole del radiocronista. «Ma quell’anno Giaculin deve fare i conti con la Storia – commenta Franco Testore – con gli immigrati che abitano il Casermone poco distante, con un fatto di sangue, con le indagini, con un ispettore di Polizia».

Le chiavi di lettura

Il ritmo del racconto è dato dalle Tappe del Giro, ma ogni giorno succedono eventi che “disturbano” Giaculìn e non gli lasciano ascoltare in pace la radiocronaca. Una sorta di giallo che si dipana piano piano e si risolve il giorno dell’ultima Tappa del Giro d’Italia. «Sono tante le chiavi di lettura – dice Testore – da una parte questo libro è una dichiarazione d’amore per la bicicletta, dall’altra è un giallo».
Un romanzo corale in cui si parlano dialetti diversi ma lo stesso linguaggio, in cui si intrecciano storie di solidarietà e speranza. «C’è anche una curiosità, – conclude l’autore – ho contattato la vedova di Vittorio Adorni a cui ho mandato una copia del libro. So che lo sta leggendo. Aspetto quindi che mi richiami per darmi il suo parere e per incontrarla».

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