«Escher è un artista che piace agli scienziati. Nelle sue opere ha affrontato paradossi della logica e teorie matematiche e per questo, forse più di altri, ha colto appieno lo spirito del Novecento: la realtà non è sempre come appare».
Sono le parole di Federico Giudiceandrea, curatore della mostra, inaugurata stamattina a Palazzo Mazzetti, dedicata all’artista olandese Maurits Cornelis Escher (1898 – 1972). Mostra che aprirà domani (sabato) per essere visitabile fino all’11 maggio.
Poco noto quando era in vita, apprezzato da un pubblico di nicchia (matematici e scienziati) e snobbato dai critici d’arte, Escher è diventato famoso dopo essere stato assunto a riferimento dal movimento Hippy degli anni Sessanta. Una fama cresciuta negli anni, tanto che ora si parla di vera e propria “Eschermania”: l’artista, uno dei più famosi grafici e illustratori di tutti i tempi, è amato non solo da chi conosce l’arte (ora apprezzato anche dalla critica), ma anche da chi è appassionato di matematica, geometria, scienza, design e grafica.
I commenti
«Mi ritengo davvero fortunato – ha commentato Francesco Antonio Lepore, presidente della Fondazione Asti Musei – nell‘iniziare il mio mandato alla guida dei musei astigiani con la mostra di un artista che ha saputo esplorare, con genialità e il supporto esclusivo della maestria grafica e delle competenze matematiche, quegli universi impossibili che oggi appaiono più vicini grazie agli algoritmi e all‘intelligenza artificiale. Escher è un artista sempre attuale e le sue opere sono da quasi un secolo le icone ammalianti delle infinite possibilità di interazione tra arte e scienza».
Il percorso espositivo, deciso dal precedente consiglio di amministrazione, è stato curato dalla società Arthemisia, che dal 2018 affianca Asti Musei nella realizzazione delle cosiddette “grandi mostre”, cominciate con l’esposizione dedicata alle opere di Chagall.
«Nel caso specifico – ha proseguito Lepore – si tratta di una esposizione gradevole, divertente, accessibile a tutti, dai bambini agli appassionati di matematica, ricca di contributi video, angoli per selfie, giochi e postazioni per sperimentare di persona le teorie matematiche affrontate dall’artista».
«E’ un viaggio emozionante – ha aggiunto Livio Negro, presidente della Fondazione CrAsti – attraverso la mente di un artista che ha saputo unire arte, matematica e filosofia in un modo unico ed originale. Sono sicuro che non solo arricchirà l’offerta culturale della città, stimolando un dialogo attivo tra arte, scienza e comunità, ma coinvolgerà in modo attivo tutti noi».
A sottolineare l’importanza dell’investimento della Fondazione Asti Musei a favore di tutta la città il sindaco Maurizio Rasero. Gli ha fatto eco Iole Siena, presidente e amministratore delegato di Arthemisia. «Come affermano i dati Istat – ha ricordato – ogni visitatore di una mostra d’arte porta un indotto di 60 euro alla città che ospita l’esposizione, per cui le mostre rappresentano un ottimo investimento su una città».
I promotori
La mostra “Escher”, con il contributo concesso dal Ministero della Cultura, è stata realizzata da Fondazione Asti Musei, Fondazione CrAsti, Regione Piemonte e Comune di Asti, con il contributo della Fondazione CRT, in collaborazione con Arthemisia, M.C. Escher Foundation e Maurits, con il patrocinio della Provincia di Asti. Sponsor il Gruppo Cassa di Risparmio di Asti.
Il percorso espositivo
La mostra comprende oltre 100 opere concesse in prestito dal curatore Federico Giudiceandrea, appassionato di Escher fin da giovane e tra i responsabili della fondazione dedicata all’artista.
Il percorso espositivo si snoda lungo diverse sale al piano terreno e nei sotterranei del palazzo, che ben si prestano a regalare suggestioni, ed è arricchito da numerosi pannelli esplicativi, video, sale immersive, angoli e postazioni in cui “giocare” e mettersi alla prova in modo divertente con i concetti affrontati da Escher nelle sue opere, prevalentemente xilografie e litografie. Ci si potrà cimentare, ad esempio, con la legge del pieno e del vuoto, la legge della continuità o le illusioni ottiche.
La formazione
Il percorso comincia con due sezioni incentrate sulla formazione e sul viaggio intrapreso da Escher in Italia. «Figlio di un ingegnere idraulico, di famiglia benestante – ha spiegato il curatore – Escher ha studiato arti grafiche, nonostante il papà lo volesse architetto. Da giovane ha vissuto l’esperienza del Grand Tour, il viaggio di istruzione per eccellenza che accomunava i ragazzi delle classi agiate. Ebbene, in quell’occasione arrivò in Italia, dove restò incantato dai paesaggi, soprattutto quelli dell’Italia rurale del centro e del Sud, così diversi dalla “piatta” Olanda, tanto che furono sempre presenti nelle sue opere, rappresentando una costante. Successivamente Escher visse stabilimente nel nostro Paese, dove conobbe anche la moglie, di origini svizzere, e vi rimase fino al 1935. Poi, a causa degli episodi di intolleranza nei confronti degli stranieri in epoca fascista, si trasferì in Svizzera, per poi tornare in Olanda. Non senza intraprendere, prima, un viaggio nel Mediterraneo, a bordo della nave Adria, altra esperienza che lo influenzò moltissimo.
Dalle tassellature alle metamorfosi
Facendo tappa a Granada, in Spagna, rimase infatti molto affascinato dal complesso fortificato dell’Alhambra. «In questo caso – ha evidenziato il curatore – rimase colpito dalle decorazioni dell’arte araba, che sono essenzialmente figure geometriche perché, per motivi religiosi, non vengono rappresentate figure umane. In particolare si interessò alle tassellature, vale a dire ai modi di suddividere il piano con una o più figure geometriche ripetute all’infinito senza sovrapposizioni e spazi vuoti. L’uso delle tassellature diventò un tratto distintivo della sua arte, in cui fantasia, geometria e soggetti figurativi vennero sapientemente combinati».
Dalle tassellature il passo verso le metamorfosi è breve. «Per Escher – ha continuato il curatore – la metamorfosi è una storia raccontata con le tassellature». Semplificando, l’accostamento di figure senza spazi vuoti consente di passare da forme astratte ad animate e viceversa, traslando dall’una all’altra senza soluzione di continuità. Un esempio è il capolavoro “Metamorfosi II”, esposta in mostra. «E’ un universo – ha spiegato Giudiceandrea – in cui una lucertola diventa un esagono, quindi la cella di un alveare da cui esce un’ape che poi si tramuta in uccello e ancora in un pesce e così via. E’ poi interessante notare che nelle metamorfosi possono intergire elementi antitetici, come nell’opera “Giorno e notte”, in cui le due fasi della giornata sono rappresentate da uccelli bianchi che poi “sconfinano” in quelli neri e viceversa».
La quinta e la sesta sezione della mostra, le più ricche di “giochi” e postazioni interattive, sono invece dedicate all’interesse per la matematica e alla struttura dello spazio. «Progressivamente – ha affermato – Escher abbandonò la rappresentazione euclidea dello spazio. Il suo crescente interesse per la matematica e la geometria passò attraverso lo studio e il fascino che esercitarono su di lui sfere, solidi geometrici, superfici riflettenti o topologiche, come il nastro di Möbius, un oggetto percepito a due facce che, ad una più attenta analisi, ne dimostra una sola. Lo stesso Escher descrisse questo principio in relazione alla sua litografia “Mano con sfera riflettente” del 1935, una delle opere più celebri qui presente, in questo modo: la sfera, riflettendolo, racchiude in sé tutto lo spazio circostante, al cui centro si staglia proprio colui che la guarda. L’uomo è, quindi, il fulcro di questo universo».
Teorie matematiche e illusioni ottiche
Il curatore ha poi ricordato un’altra svolta nell’arte di Escher, avvenuta nel 1954, quando iniziò un dialogo serrato con matematici e cristallografi, fonte di ispirazione per la sua ricerca su strutture impossibili, illusioni ottiche e rappresentazioni dell’infinito. «A questo proposito si possono ammirare qui alcuni suoi capolavori. Basti pensare a “Belvedere”, in cui la scala disegnata all’esterno del palazzo diventa interna, oppure “Salita e discesa”, in cui viene rappresentato un movimento senza principio nè fine, o ancora all’opera “Concavo e convesso”, in cui il pavimento è contemporaneamente soffitto, determinando la percezione contemporanea di una superficie solida sia concava che convessa. Propone cioè situazioni che, in base alla logica, non sono possibili».
L’Eschermania
Le ultime due sezioni sono invece dedicate ai lavori su commissione che Escher svolgeva per mantenersi e alla cosiddetta Eschermania – sezione dislocata anche a metà percorso, per via degli spazi sotterreanei che si prestano ad ospitarla – cioè al fatto che fu riferimento del movimento Hippy e all’influenza esercitata su cinema e arte. Le sue opere, infatti, esercitano ancora oggi un vasto fascino, influenzando il processo creativo di molti artisti, musicisti, pubblicitari e fumettisti, oltre al mondo del cinema, da “Labyrinth” ad “Harry Potter”, fino a “Una notte al Museo 3”, in cui i protagonisti, in una scena, “finiscono” dentro nella litografia “Relatività” di Escher. Proprio come raccontato dai contributi video in mostra.
Orari e biglietti
La mostra è visitabile fino all’11 maggio tutti i giorni dalle 10 alle 19 (ultimo ingresso alle 18).
Biglietti: 14 euro (interi), 10 euro (ridotti).
Possibilità di prendere parte alla visita guidata giornaliera: appuntamento fisso da lunedì a venerdì alle 15.30, sabato e domenica alle 11 e alle 15.30. Il costo è di 8 euro a persona (tariffa biglietto esclusa, pari a 10 euro). E’ anche possibile organizzare visite guidate in altri orari: per gruppi (8 euro a persona, con minimo 15 partecipanti, tariffa biglietto esclusa pari a 10 euro) o riservate. Vengono anche organizzate visite guidate dedicate alle scuole. A questo proposito sono proposti anche i laboratori, sia per le scolaresche sia per bambini interessati in orario extrascolastico (in quest’ultimo caso il costo è di 8 euro a bambino, tariffa biglietto esclusa pari a 8 euro).
Per informazioni e prenotazioni: 0141/530403, 388/1640915, www.museidiasti.com.