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Inaugurata la mostra dedicata al frate e cartografo Padre Pietro Maria da Vinchio [photogallery]

Grazie a fotografie e video racconta la genialità di un uomo capace di coniugare scienza e bellezza – Nella stessa occasione è stata presentata l’esposizione “Metamorfosi” con i dipinti di Giulio Lucente e le sculture di Roberto Giovannetti

È stata inaugurata ieri pomeriggio (venerdì), al Museo diocesano San Giovanni di via Natta 36 ad Asti, la mostra fotografica e video dedicata a Pietro Maria da Vinchio, frate cappuccino e cartografo del Settecento, figura enigmatica e affascinante che torna oggi alla luce grazie a un meticoloso lavoro di ricerca durato più di un anno.
L’iniziativa, promossa dall’Associazione Davide Lajolo, unisce storia, arte e memoria locale in un percorso espositivo che racconta la genialità di un uomo capace di coniugare scienza e bellezza.

Chi era Padre Pietro Maria da Vinchio

Pietro Maria, originario di Vinchio e attivo tra Casale Monferrato e Alessandria, fu autore di splendidi globi celesti e terrestri, opere di rara precisione tecnica e di notevole valore estetico. Realizzati in cartapesta, gesso e inchiostro tra il 1739 e il 1751, raffigurano la volta celeste con costellazioni, figure mitologiche e segni zodiacali, e la Terra così come era conosciuta nel Settecento: con Europa, Asia, Africa e Americhe, ma senza l’Australia, scoperta solo vent’anni dopo la morte del frate.
Nonostante la fragilità dei materiali, i suoi manufatti — oggi conservati nella biblioteca del seminario di Casale Monferrato, nella biblioteca civica e nel Museo di Palazzo Cuttica ad Alessandria — rivelano una perizia matematica sorprendente. «Il suo lavoro era il contrario di quello di Mercatore (il celebre cartografo fiammingo, ndr): trasformare una superficie piana in una sfera», ha spiegato Domenico Bussi, curatore della ricerca insieme a Laurana Lajolo, descrivendo l’ingegnoso sistema dei fusi, sottili spicchi di carta calcolati con esattezza per avvolgere perfettamente la sfera.

Il commento del direttore Zecchino

Durante l’inaugurazione, Stefano Zecchino direttore del Museo Diocesano, ha ricordato come Pietro Maria da Vinchio resti «un enigma di talento e dedizione», un uomo che seppe osservare il mondo con l’occhio del matematico e la mano del pittore. L’assessore alla cultura Paride Candelaresi ha evidenziato l’importanza di riscoprire figure poco conosciute del territorio: «Fare cultura significa far conoscere ciò che non si conosce, dando voce alla nostra storia».
La mostra, accompagnata da pannelli e fotografie, è un viaggio tra scienza e poesia, un invito a immaginare il frate al lavoro nella quiete del convento, intento a tracciare con il compasso le rotte del cielo e della terra. «Ci ha affascinati la firma che apponeva sulle sue opere: da Vinchio», ha raccontato Laurana Lajolo, «un segno semplice ma pieno d’orgoglio, che lega il suo nome per sempre alle colline del paese natale».

L’esposizione “Metamorfosi” di Giovannetti e Lucente

Accanto al percorso espositivo dedicato ai globi, è stata inaugurata, lo stesso giorno, una mostra d’arte contemporanea con le opere di Giulio Lucente e Roberto Giovannetti, già protagonisti della mostra “Metamorfosi” a Palazzo Crova di Nizza Monferrato. Tele e sculture evocano il volo delle farfalle, simbolo di leggerezza, rinascita e libertà, realizzate anche con il contributo creativo dell’istituto Castigliano.
Le farfalle non sono un semplice motivo estetico, ma un ricordo intimo e commovente. «Mia madre mi aveva promesso che sarebbe tornata ogni anno con i fiori e le farfalle», ha confidato Laiolo, spiegando l’origine del progetto.
Il pittore Giulio Lucente, allievo di Francesco Casorati all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino nel 1980, è docente di tecniche pittoriche. Da sempre interessato alla natura, dopo il suo incontro con l’entomologo Carlo Polidori si è dedicato alla rappresentazione delle api e quindi delle farfalle, sperimentando nuovi stimoli e attingendo dall’uso del colore in chiave espressiva.
Accanto alle sue tele, le sculture di Roberto Giovannetti, che conduce laboratori espressivi ispirati alla didattica della creatività. Le sue opere traggono ispirazione dall’osservazione accidentale di materiali poveri o riciclati: pietre, radici, frammenti di mobilie di metalli. Attraverso l’illusione subcosciente, riconduce a forme riconoscibili oggetti o profili dalla forma casuale. Le sculture in mostra, ricavate da legni e altri materiali naturali, hanno la potenziale attrattività delle farfalle, simbolo di bellezza, di leggerezza, di libertà e di trasformazione.

Orari

Entrambe le mostre saranno visitabili fino al 23 novembre con ingresso libero (venerdì 15-18; sabato e domenica 9.30-13 e 15-18).

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