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Invito a cena? I consigli per non sfigurare
Cultura e Spettacoli

Invito a cena? I consigli per non sfigurare

Nel caldo di questa ultima parte di estate astigiana si incrociano le telefonate o i messaggini tra amici e conoscenti: perché non fare una cenetta da Piero che ha una terrazza o una “marenda

Nel caldo di questa ultima parte di estate astigiana si incrociano le telefonate o i messaggini tra amici e conoscenti: perché non fare una cenetta da Piero che ha una terrazza o una “marenda sinoira” da Mario sotto il gazebo del suo spazioso giardino? Attenzione, lunga è la lista degli inconvenienti e dei trabocchetti nascosti nell’organizzazione dell’evento culinario. Eccone alcuni.

A come acquazzone o, nei casi più gravi, alluvione che possono annegare terrazzo, giardino, cibarie e persone in men che non si dica. Alle prime gocce d’acqua, conviene una ritirata immediata in salotto o in garage.

B come barbecue: basta munirsi di un adeguato quantitativo di carbonella e di un amico che abbia fatto per alcuni anni il boy-scout: costolette, salcicce, cosce di pollo cuoceranno alla perfezione, affumicando un po’ i vicini.

C come cibo: evitare ricette esotiche, meglio preparare antipasti nostrani, insalate di riso o di pasta, tartine, spaghetti.

D come decorazioni: i fiori, anche di campo ma freschi e colorati, ci vogliono, in un bouquet a centrotavola.

E come eleganza: ricordandoci che la terrazza o il giardino non si affacciano sul golfo di Portofino o sui faraglioni di Capri, evitiamo parei, sandali alla schiava, catenelle alle caviglie.

F come fatica: tanta, prima e dopo. Ma la padrona di casa, deve apparire sorridente e gentile, come non mai.

G come giorno dopo: occorre raccogliere piatti e bicchieri sporchi, rassettare, cacciare formiche ed altri fastidiosi insetti poiché non erano stati messi in frigo gli avanzi.

I come imbucati o infiltrati: ci sono sempre, all’ultimo momento, gli amici degli amici che arrivano, basterà tagliare fette più sottili dell’arrosto o porzioni più piccole di melanzane alla parmigiana, così ci sarà cibo per tutti.

L come luce: da evitare torce, effetto Roma antica o castello medioevale, meglio scegliere faretti ed affini.

M come materia prima: se la padrona di casa sa a malapena cucinare spaghetti aglio e olio, può ricorrere all’aiuto della mamma o della suocera e, meglio ancora, ad un’organizzazione di catering.

N come noia: la conversazione, sostiene il giornalista-scrittore Roberto Gervasio, è come il soufflé, dopo un po’ si sgonfia. Un sapiente mixage di categorie sociali assicura la circolazione dialettica.

O come odori: evitare di cuocere cibarie come le cime di rapa o i cavoli che impestano l’intero caseggiato.

P come piatti: se optate per quelli di plastica almeno siano rigidi, si evita che il sugo della pasta fuoriesca o che il vitello tonnato buchi il fondo del piatto.

Q come quantità: melius abundare quam deficere, imbandite una tavola ricca, al limite poi la padrona di casa rifilerà gli avanzi al marito e ai figli, nei giorni successivi.

R come rumori: per scongiurare eventuali telefonate dei vicini al 113, andate da loro il giorno prima e buttate lì, con nonchalance, un “domani verrà qualche amico da noi, sono certo non le darà fastidio”. Avrete loro “legato le mani” e non oseranno lamentarsi. Almeno che non siano dei “buzzurri”.

S come stile: se il giorno dopo troverete qualche cicca schiacciata nel vaso del fiore preferito, pazienza! A criticare son bravi tutti.

T come terrazzo (o giardino) : dopo una robusta spolveratura diventerà pulito come prima.

U come uomini: la padrona di casa non può e non deve rischiare una brutta figura, dunque al marito (o al compagno) inesperto di cucina lasci, al massimo, preparare la macedonia o aprire le bevande o buttare la spazzatura.

V come vini: meglio, molto meglio, scegliere bottiglie di vino, rosso e bianco, prodotto da viticoltori delle nostre colline, in primis del Monferrato e poi il brindisi finale con spumante d’Asti.

Z come zanzare o altri insetti fastidiosi e pungenti: se ci sono prese a sufficienza, privilegiare le piastrine, altrimenti lo stick antinsetti da spalmare sulle zone di pelle a rischio. No alla micidiale macchinetta che fulmina sì le zanzare con conseguente caduta del “cadaverino” o nel piatto o nel bicchiere o, peggio, nel décolleté di qualche signora.

Guido Gabbio

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