In prima fila ad assistere al Festival di Sanremo c’era anche il tenore astigiano Enrico Iviglia.
Ha seguito tre serate, da martedì a giovedì, e al contempo, per tutta la scorsa settimana, ha fatto parte della claque alla trasmissione televisiva “Oggi è un altro giorno”, condotta da Serena Bortone, andata in onda tutti i giorni alle 14 su Rai Uno in diretta dal Casinò di Sanremo.
Acuni giorni di pausa, quindi, tra gli impegni professionali in Italia e all’estero. Lo abbiamo contattato telefonicamente per saperne di più.
Il festival
Come è stata la sua esperienza sanremese?
Molto piacevole, perché amo il Festival della canzone italiana. Sono stato chiamato a far parte della claque del programma di Serena Bortone – per inciso una grande professionista – e, all’ultimo, ho potuto anche assistere al festival in prima fila all’Ariston.
Per lei non è la prima volta…
No, è il quinto anno che frequento, in vari modi, la città ligure in occasione di questo grande evento. Oltre ad assistere al festival, ho anche avuto il ruolo di comparsa durante le prove degli artisti e ho preso parte allo spot istituzionale della Rai.
Come le è parsa l’edizione di quest’anno?
Ritengo che il livello delle canzoni in gara sia stato molto alto, ritmato, già estivo. Faccio quindi mia l’affermazione di Amadeus secondo cui quello di quest’anno era il “festival della gioia”. Personalmente il mio tifo andava a Matteo Romano, perché piemontese. Tra i melodici ho preferito la canzone di Gianni Morandi rispetto a quella di Ranieri, perché più ritmata, e poi ho trovato molto orecchiabile “Ciao ciao” de La Rappresentante di lista. Ho ritenuto poi favolosa la prima esibizione di Achille Lauro. Riguardo a Mahmood, non apprezzo particolarmente il suo timbro di voce ma l’ho trovato ben fuso musicalmente con Blanco.
Gli impegni professionali
Archiviato Sanremo, quali sono i suoi appuntamenti professionali?
Sabato scorso sono volato a Dessau, in Germania, per la recita de “Il Barbiere di Siviglia”, nel ruolo del conte di Almaviva, di cui avrò recite fino a giugno distribuite nei vari mesi. Poi avrò quattro date, tra il 18 e il 27 febbraio, al teatro comunale di Bologna con “Il signor Buschino”, nel ruolo del commissario, che mi aveva già visto sul palco la scorsa estate a Pesaro. A fine marzo, invece, debutterò nella “Turandot” di Puccini nel ruolo di Pang mentre a maggio, ad Oldenburg in Germania, interpreterò Brumoro ne “L’isola di Alcina”, che incideremo a settembre per la Sony.
Altri impegni?
Ad agosto, a Sarnen in Svizzera, reciterò nell’opera “Betly”, scritta da Gaetano Donizetti proprio per un cantone svizzero e quindi molto amata in quel Paese. Infine il 24 marzo sarò nella sala Zuccari del Senato per presentare il mio secondo libro “Donne all’opera”, che ho scritto sfruttando il periodo di stop dovuto alla pandemia.
Grazie ad una serie di contatti e circostanze fortunate, infatti, avrò questo grande onore.
La situazione si è quindi sbloccata dopo lo stop dovuto alla pandemia?
Sì, dallo scorso ottobre il telefono ha ricominciato a squillare. Certo, rimangono sempre il timore di contrarre il virus e non poter recitare e la difficoltà di doversi sottoporre a protocolli molto rigidi. Basti pensare che nel mese di gennaio ho dovuto fare 29 tamponi su 31 giorni, perché in Germania la loro validità è di 24 ore.