In una delle prime edizioni della Douja dor, che si svolse quellanno nei giardini pubblici di fronte allospedale, uno degli spettacoli che si svolgevano quotidianamente (e che videro la
In una delle prime edizioni della Douja dor, che si svolse quellanno nei giardini pubblici di fronte allospedale, uno degli spettacoli che si svolgevano quotidianamente (e che videro la partecipazione di artisti quali Jannacci, Milly, la Vanoni) venne dedicato alla canzone piemontese. Star della serata era Roberto Balocco, allora sulla cresta dellonda con le sue Cansun dla piola. Balocco occupò la seconda metà dello spettacolo, la prima vide la presenza di un cantautore torinese quasi sconosciuto ai più, Gipo Farassino. Per molti la sua esibizione doveva essere soltanto un modo per passare il tempo in attesa del vero protagonista della serata, in realtà Gipo fu subissato di applausi e costituì unautentica rivelazione. Le sue canzoni, come Matilde Pelissero detta Tilde o Sangon blues e i suoi monologhi, dal Ses ad via Cuni (era nato a Torino, al numero 6 di via Cuneo) alla Serenata ciucatuna, alla predica ricavata da Artuffo furono la rivelazione di un personaggio di grande spessore, di un artista vero.
Da allora, tanti concerti, tanti dischi ed una fama che travalicò ben presto i confini della lingua piemontese. Gipo Farassino si è spento mercoledì a Torino, a quasi ottantanni, dopo una vita costellata di successi nel campo della canzone, un incursione anche nel campo della politica, e non pochi momenti tristi, come la morte in un incidente stradale della figlia Caterina e più recentemente della moglie.
La politica: Gipo vi aderì con entusiasmo (fu assessore e parlamentare leghista), ma la lasciò quando vide che quel mondo non faceva per lui. In molti ricordano le sue prese di posizione, come quando, con lamico regista Massimo Scaglione, anchegli parlamentare leghista, suscitò una gazzarra al teatro Carignano, dove lo Stabile aveva messo in scena un testo sacro del teatro piemontese, il Travet, interpretato da un attore napoletano. Gipo era il vero cantore di Torino, la Torino degli anni dello smog, delle ciminiere, dei mille soldatini blu, dei personaggi delle balere e dei bar di periferia; una Torino lontana dalla città viva e attraente che è diventata negli ultimi tempi. E questo a Gipo faceva un gran piacere. Farassino è stato molto legato allastigiano: a parte le molte occasioni in cui si è esibito sui palcoscenici cittadini lultima non molto tempo fa al Teatro Alfieri, tra nostalgia e qualche buco di memoria ma anche perché aveva acquistato una casa ad Agliano ed una piccola vigna, sei filari, di cui andava orgoglioso.
Aldo Gamba