Giovedì Astimusica ha ospitato sul suo palco Mahmood e Miele, giovani cantanti già svezzati dall’esperienza di Sanremo. Il concerto- aperto dal cantautore Inigo- in un primo momento ha visto un pubblico scarso e poco caloroso
Giovedì Astimusica ha ospitato sul suo palco Mahmood e Miele, giovani cantanti già svezzati dall’esperienza di Sanremo. Il concerto- aperto dal cantautore Inigo- in un primo momento ha visto un pubblico scarso e poco caloroso.
La performance di Mahmood ha in parte incuriosito. Il timbro particolare- che ricorda molto quello di Marco Mengoni-, la voce potente e il suono nel suo complesso lo hanno reso interessante. Mahmood è sembrato orgoglioso di proporre i suoi inediti, tra cui “Dimentico” e “Fumo”, i segni della sua presenza a Sanremo. La presentazione, però, non ha convinto pienamente, forse a causa del suo genere musicale azzardato e complesso. Proteso fra l’elettronico e il pop, il suo è di fatto un mix di stili con un sound costante in ogni canzone. Questo è il motivo per cui è risultato più brillante nelle cover, soprattutto in “The Sound Of Silence”, arrangiata con sfumature sottili di elettronica, senza stravolgimenti rispetto alla versione di Simon & Garfunkel.
È stato poi il turno di Miele, con uno stile tendente al rock e sfumature pop. La sua performance è stata più attinente ai canoni tradizionali di musica, senza elettronica: solo voce e strumenti. Dal timbro potente e graffiato, Miele ha proposto i suoi inediti, facendo trasparire la sua semplicità: «da grande voglio fare la musicista», ha detto al pubblico. È stata, però, un’esibizione normale, che non ha sicuramente tolto il fiato, così come quella di Mahmood, benché più innovativa.
Elisabetta Maria Rosa Testa