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La Pandolfi imbavagliata dall'omicida a teatro
Cultura e Spettacoli

La Pandolfi imbavagliata dall'omicida a teatro

Si può allestire un thriller sul palcoscenico di un teatro? Il catalano Jordi Galceran evidentemente pensa di sì, e lo ha voluto dimostrare con il suo “Parole incatenate”, in scena sabato alle

Si può allestire un thriller sul palcoscenico di un teatro? Il catalano Jordi Galceran evidentemente pensa di sì, e lo ha voluto dimostrare con il suo “Parole incatenate”, in scena sabato alle 21 sul palco del Teatro Alfieri. A interpretare la pièce due attori noti anche al grade pubblico, Claudia Pandolfi (in curriculum ha Un medico in famiglia, La prima cosa bella, I più grandi di tutti, Distretto di polizia, Il tredicesimo apostolo) e Francesco Montanari (Romanzo criminale – la serie, Squadra antimafia). Diretto da Luciano Melchionna, “Paraules encadenades” si apre con l’immagine di una donna legata e imbavagliata, seduta su una poltrona di un cinema abbandonato.

Di fronte a lei lo schermo ammuffito, su cui campeggia il primo piano di un uomo. Parla davanti a sé, guardando in camera. Ancora sudato e affannato per l’omicidio che dice di aver appena commesso. Confessa di essere un serial killer e di aver già ucciso diciassette persone: una al mese, tutte scelte a caso. Laura, questo il nome della prigioniera, è una psichiatra di trent’anni che meglio di altri conosce i meccanismi delle menti perverse. Quando il filmato ha termine, il suo aguzzino è seduto proprio di fianco a lei, sereno e sorridente. È a quel punto che con Laura inizia un inquietante gioco di società, un gioco di parole e sillabe da incatenare tra loro.

L’opera, che ha vinto numerosi premi del settore, è nata nella mente dello scrittore dopo aver visto un lungo e crudele gioco di un gatto intento a cacciare un topo: «Non so molto del comportamento animale – ha raccontato Jordi Galceran – però mi sorprese che un gatto potesse avere un tipo di atteggiamento che consideravo specificamente umano: la perversità. Perché quella crudeltà? Che tipo di istinto l’aveva fatto agire in quel modo? Il gatto portava un collarino di cuoio. Quindi era un gatto domestico. Allora immaginai che quell’atteggiamento così perverso poteva averlo imparato solo dal contatto con gli umani. Cercai di immaginare con chi potesse vivere quel gatto, per aver fatto suo un comportamento tanto malvagio. Ho immaginato quel tipo di persona che fa della vita con il proprio partner un inferno, che gode nell’umiliare, che non prova empatia, che disprezza i diritti e il dolore degli altri. Ho immaginato un uomo e una donna osservati da quel gatto e, con quell’uomo e con quella donna, ho scritto “Parole incatenate”.» I biglietti sono in vendita a 20 euro per la platea e 15 euro per il loggione). Informazioni e prenotazioni al numero 0141 399057.

e.in.

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