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La smorfia di Hitler davanti a OwensBuffa racconta le olimpiadi del 1936
Cultura e Spettacoli

La smorfia di Hitler davanti a Owens
Buffa racconta le olimpiadi del 1936

La narrazione orale è un genere tutt'altro che morto. Lo dimostra Federico Buffa, giornalista di Sky che da anni racconta le imprese dell'Nba e l'esotismo degli Stati Uniti a un pubblico

La narrazione orale è un genere tutt'altro che morto. Lo dimostra Federico Buffa, giornalista di Sky che da anni racconta le imprese dell'Nba e l'esotismo degli Stati Uniti a un pubblico fedele e composto per lo più da giovanissimi. Magnetico e profondo conoscitore della storia dello sport, lunedì Buffa sarà al Teatro Alfieri di Asti con uno spettacolo sulle Olimpiadi di Berlino del 1936 (ore 21, biglietti da 13 a 18 euro).

Una storia di sport ma anche di guerra, d'altra parte quelli del ?'36 furono i giochi che Hitler e Goebbels volevano trasformare in un'apoteosi della razza ariana e del nazismo. «E invece quelle Olimpiadi costruirono i simboli più luminosi dell'uguaglianza – rievoca Buffa – Il primo giorno di gara due atleti neri sul podio del salto in alto, Cornelius Jonshon e Dave Albritton. Al secondo giorno qualcuno consigliò il fuhrer sul fatto che non era più il caso di salutare personalmente gli atleti vincitori di medaglie.» Passò alla storia la vicenda di Jesse Owens, nero pure lui, che di medaglie ne vinse addirittura 4. Ironia della sorte, il trionfo dell'atleta americano fu immortalato dalle riprese di Leni Riefensthal, la regista che avrebbe dovuto avere il compito di propagandare una dottrina che aveva il razzismo tra i suoi capisaldi. Fu così che all'umanità vennero consegnati chilometri di pellicola che celebrano lo sforzo organizzativo tedesco, compresi quei pochi istanti che testimoniano la smorfia di disappunto di Hitler al terzo oro di Owens.

Altrettanto incredibile la storia dei due atleti giapponesi che arrivarono primo e terzo alla maratona. «Alla premiazione, mentre ascoltavano l'inno, la loro testa era china. Non erano giapponesi – spiega Buffa – erano Coreani. Il vincitore Sohn Kee-chung, 52 anni dopo, portava dentro lo stadio di Seul la fiamma olimpica del 1988 indossando come una seconda pelle la maglia della sua nazione.» Ma mentre a Berlino era acceso il braciere olimpico, in quella stessa estate del 1936 il mondo assisteva in colpevole silenzio alla tragedia della guerra civile spagnola. Sull'asse Roma-Tokyo-Berlino gonfiavano venti di guerra. Sul palco insieme a Federico Buffa i musicisti Alessandro Nidi, Nadio Marenco e la giovane cantante Cecilia Gragnani, personaggi evocati dal protagonista nel desiderio di poter rivivere quei giorni e quei luoghi della lontana estate del 1936.

Enrico Panirossi

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