Sabato scorso, presso la Fondazione Eugenio Guglielminetti in corso Alfieri 375, è stata inaugurata la mostra “Mario Bionda (1913 – 1985). Donazione Edwige Schumacher e Marco Bionda”.
Si tratta di venti opere eseguite tra il 1959 e il 1982, appartenenti al “Fondo Mario Bionda” e donate dalla consorte Edwige e dal figlio Marco alla Fondazione Guglielminetti. Quadri importanti che, grazie alla mostra curata da Marida Faussone e allestita da Giuseppe Orlandi, permettono un approfondimento della complessa poetica di Bionda, passata dalla figurazione degli anni Trenta alla ricerca materica degli anni Cinquanta.
Numerosi i presenti. Tra questi, oltre ai promotori, la stessa Edwige Schumacher, l’assessore comunale alla Cultura Paride Candelaresi, il presidente della Fondazione Asti Musei Mario Sacco e il consigliere comunale e provinciale Mario Malandrone.
«Grazie alla donazione della famiglia Bionda – ha esordito Marida Faussone – abbiamo queste opere che appartengono alla fine degli anni ’50 e all’inizio degli anni ’60. Un momento fondamentale dell’arte informale europea che fu, però, un periodo molto breve, presto assorbito dalla sfera dell’astrattismo».
I quadri esposti
I venti quadri esposti sono eseguiti con tecniche miste e numerosi sono i polimaterici fatti con materie vive, come sabbia, gesso o argilla. Quadri pieni di ombre, da cui emergono emozioni nascoste; opere espressive, sperimentali, in cui si percepisce la ricerca e che non lasciano indifferenti. «Lavori in cui i colori, soprattutto negli anni ’80, diventano pian piano sempre più freddi – sottolinea la curatrice – diventano colori della memoria, della mente. Diventano una sorta di addio».
«Il periodo informale è stato molto breve, è vero – ha commentato Paride Candelaresi – ma ha fatto emergere grandi talenti che vanno riscoperti, proprio come sta facendo la Fondazione Guglielminetti». «La nostra è una città, dal punto di vista artistico e culturale – ha concluso Mario Malandrone – fulcro del territorio, cui la Fondazione Guglielminetti contribuisce in modo ottimale».
Torinese, allievo di Felice Casorati all’Accademia Albertina, Bionda si trasferì nella campagna astigiana tra il 1933 e il 1939, per poi vivere a Milano. Tornò successivamente a Penango, dove si spense nel 1985 nella casa appena acquistata con la moglie Edwige per vivere lontano dalla frenesia milanese.
La mostra è visitabile fino a domenica 19 marzo dal martedì alla domenica dalle 10 alle 19.
Ingresso con Smarticket acquistabile presso Palazzo Mazzetti in corso Alfieri 357 (tel. 0141/530403).