È un’estate “targata Asti” quella che sta trascorrendo a livello professionale l’attrice Chiara Buratti, di origine emiliana ma astigiana d’adozione. Un legame, quello con la città, che proseguirà nel 2024 quando, in occasione dei dieci anni dalla scomparsa di Giorgio Faletti, tornerà sul palco con alcune speciali date dello spettacolo che il noto artista aveva scritto apposta per lei, intitolato “L’ultimo giorno di sole”.
Chiara, in quali progetti è impegnata in questi mesi?
Sto vivendo un’estate parecchio astigiana, che mi ha visto innanzitutto “doppiamente” impegnata, lo scorso giugno, con il festival “AstiTeatro”. Ho infatti dato vita, insieme ai colleghi Massimo Barbero e Patrizia Camatel, alle visite teatralizzate dell’Alfieri, con cui abbiamo proposto al pubblico un nuovo modo di conoscere il teatro astigiano, simbolo culturale della città. In sei occasioni abbiamo accolto gli spettatori mostrando i vari luoghi che lo caratterizzano, compresi i meno conosciuti, raccontando nel frattampo aneddoti e curiosità legati alla vita degli attori. In secondo luogo ho recitato in “Un loft per sei”, scritto da Fabrizio Rizzolo e Fulvio Crivello, uno spettacolo molto divertente che si è rivelato quello che ha registrato il maggior afflusso di pubblico durante il festival.
Nei prossimi giorni, invece, sarà a Ferrere nell’ambito del festival “Corti, colline, comunità e…”…
Sì, con il mio spettacolo “Quattro donne”, che porto nei teatri dal 2020, sarò il 20 agosto a Ferrere. Uno spettacolo cui tengo molto perché ne sono anche autrice. E per il quale, quindi, provo un pathos diverso quando vado in scena rispetto agli altri spettacoli, cui sono comunque molto legata. Nei giorni scorsi, peraltro, “Quattro donne” mi ha portata a Villadeati, luogo magico e incantato del Monferrato che non conoscevo.
E’ stata impegnata anche fuori provincia?
Sì, in Liguria insieme alla band Ligustika, con cui racconto in musica le canzoni dei cantautori genovesi. Quindi con lo spettacolo “La figlia del Reggimento” di Gaetano Donizetti, adattamento e testi di Vittorio Sabadin, diretto da Anna Maria Bruzzese, in cui interpretavo “La duchessa di Krackentorp”. Infine con il Decamerock, lo spettacolo scritto da mio marito Massimo Cotto (conduttore radiofonico, scrittore e direttore artistico di numerosi festival, ndr), che ne è anche protagonista insieme a me, Mauro Ermanno Giovanardi e Francesco Santalucia.
Spettacolo che ci ha visti recentemente sul palco a La Spezia e che, più va in scena, più acquisisce spessore e fluidità.
Finora abbiamo già dato vita a 30 repliche e speriamo di continuare la prossima stagione.
A questo proposito, cosa le riserveranno i mesi futuri?
Sicuramente da settembre sarò impegnata in un nuovo programma per il canale televisivo Rai Scuola, con cui collaboro da undici anni. Intitolato “Ritratti di scienziati e scienziate”, unisce la voglia di narrare tipica del teatro alla componente più scientifica che caratterizza il canale. Composto da 12 puntate, vedrà protagonisti personaggi del calibro di Albert Einstein, Stephen Hawking, Charles Darwin, Alan Turing e Maryam Mirzakhani (che ho richiesto io), uno dei personaggi protagonisti del mio spettacolo “Quattro donne”. In ogni caso si tratta di racconti dallo stile moderno in cui si parla anche della vita privata degli scienziati e del percorso, spesso tortuoso, che li ha portati a raggiungere il successo.
Quali programmi ha realizzato in passato per Rai Scuola?
Mi ero occupata per due stagioni del programma “Luoghi della scienza”, andato anche in onda su Rai Tre, e di “Donne di scienza”.
E per quanto riguarda il teatro?
Dovrebbe andare in porto il progetto di uno spettacolo molto importante con una compagnia del Sud Italia e, soprattutto, porterò nuovamente in scena “L’ultimo giorno di sole”, lo spettacolo che Giorgio Faletti aveva scritto per me, così da rendergli omaggio, il prossimo anno, in occasione del decimo anniversario della morte, avvenuta il 4 luglio 2014. Questo spettacolo racconta di una donna che, prima della fine del mondo, mentre tutti fuggono alla ricerca di un improbabile luogo dove potersi salvare, decide di tornare nel paese dov’è nata. Nel chiedersi chi sarà quando tutto sarà finito, si guarda indietro e racconta, a se stessa e al mondo che scompare, ciò che ha visto e chi ha incontrato, le cose che ha vissuto e quelle che ha sognato. Giorgio mi aveva consegnato il copione a Natale 2013, pochi mesi prima di mancare. Un testo che considero una sua memoria, il suo punto di vista su grandi temi come quelli della vita e della morte.