«Lauro De Bosis è un eroe totalmente dimenticato dall’Italia democratica».
Ad affermarlo Giovanni Grasso, ospite sabato scorso alla Biblioteca Astense, invitato dall’associazione Premio Asti d’Appello che il 28 novembre terrà la cerimonia finale al Teatro Alfieri.
Il giornalista, parlamentare e saggista romano – che dal 2015 riveste l’incarico di consigliere del Presidente della Repubblica per la stampa e la comunicazione – ha presentato il suo secondo romanzo “Icaro. Il volo su Roma” (Rizzoli 2021).
Ambientato nel periodo del fascismo, il romanzo vede protagonisti l’attrice newyorkese Ruth Draper, a Roma per una tournee, e il fascinoso Lauro De Bosis, antifascista per scelta e aviatore per necessità. Tra il giovanissimo Lauro e la matura Ruth scoppia un amore travolgente e tragico che si cementa nella lotta al fascismo. Mescolando storia e invenzione, Grasso ricostruisce nei dettagli “l’epopea e il ricco mondo di relazioni di un eroe dimenticato che fece tremare la dittatura. La sera del 2 ottobre 1931, infatti, a bordo di un piccolo monoplano, Lauro De Bosis sorvolò Roma, beffando il regime, prima di scomparire nel Tirreno al termine di un volo fatale compiuto in nome della libertà”.
Abbiamo posto alcune domande all’autore per approfondire l’argomento.
I protagonisti e il concetto di libertà
Come mai ha deciso di scrivere un romanzo che ha come protagonista Lauro De Bosis? Era un’idea che aveva da tempo?
Ho scoperto Lauro De Bosis più di vent’anni fa, curando il carteggio tra Don Sturzo e Gaetano Salvemini, che del giovane antifascista furono numi tutelari. Mi colpì subito il suo coraggio, la sua determinazione, il fascino del suo sacrificio ma – soprattutto – la circostanza che fosse un eroe totalmente dimenticato dall’Italia democratica. Ho scritto questo libro perché la storia che vi si racconta è di per sé romanzesca, emozionante, in qualche modo epica… Ma anche con l’obiettivo dichiarato di restituire a questo grande personaggio il valore e il merito che ha avuto nella costruzione di un’Italia libera e democratica.
Nel libro viene proposto un secondo personaggio realmente esistito, l’attrice Ruth Draper, che si innamora di De Bosis. Ce ne parli…
Ruth Draper è stata la compagna di Lauro per appena tre anni. Quando si sono conosciuti a Roma lei aveva 44 anni e lui appena 27. Nonostante questa differenza di età esplose tra loro un amore autentico, passionale, travolgente. Lei era una grandissima attrice di teatro americana, forse la più grande di quegli anni, specializzata nei monologhi, contesa dai palcoscenici di tutto il mondo. Si era totalmente dedicata all’arte teatrale e non aveva voluto alcuna relazione sentimentale prima di Lauro. Nonostante non condividesse nel profondo i suoi propositi di volare su Roma, propositi ad altissimo rischio, gli stette sempre vicina, affettuosa e solidale. Così come, dopo la morte del suo amato, fu sempre vicina alla causa degli antifascisti italiani, che aiutò e sostenne in tutti i modi. Una donna straordinaria, amica dell’Italia, che meriterebbe di essere ricordata di più e meglio.
Dalle pagine del romanzo, ambientato in epoca fascista, emerge il concetto di libertà, tornato alla ribalta nel dibattito politico anche oggi. Qual è la sua opinione in merito?
Durante il fascismo fu chiuso il parlamento, furono sciolti i partiti, soppressi giornali, negata la libertà di espressione. Per chi dissentiva c’era la galera, il confino, l’esilio, qualche volta anche l’omicidio. La milizia di partito operava come una polizia politica per la repressione di ogni dissenso. Contro questo regime violento e dispotico si batteva Lauro de Bosis. Oggi siamo una democrazia avanzata, abbiamo una Costituzione che tutela tutti i diritti umani e civili, una magistratura indipendente dal potere politico, il pluralismo, la libertà di espressione e così via. Libertà, democrazia, diritti sono concetti molto seri: ogni paragone tra il ventennio fascista e la situazione odierna in Italia non è solo antistorico… È ridicolo.
I progetti futuri
In passato ha scritto diverse biografie, ora è al suo secondo romanzo. Cosa la affascina di questo genere?
Rispetto al saggio, il romanzo ha una capacità evocativa che forse riesce far conoscere a un pubblico più vasto alcune storie dimenticate del passato. E – parlo ovviamente per me – la scrittura di un romanzo mi diverte e mi coinvolge sicuramente di più.
Ha già in mente un terzo romanzo? Se sì, può anticipare l’argomento o l’epoca di riferimento?
Non ho ancora un progetto. Sto meditando alcune idee. Ce n’è una che riguarda una vicenda della Prima guerra mondiale. Ma vediamo… È ancora presto.
Come nel 2019, ha presentato il romanzo due settimane prima della cerimonia finale del Premio Asti d’Appello. Lo conosce? Qual è il suo giudizio?
È un premio di grande prestigio che dà lustro a una città sempre all’avanguardia nella promozione della cultura come Asti.