Partecipato incontro di presentazione, venerdì scorso nella libreria Alberi d’Acqua, dell’ultimo libro di Edoardo Angelino, per trent’anni professore di Storia e filosofia al liceo scientifico Vercelli e attualmente docente di Geopolitica all’Utea, oltre che componente del consiglio di amministrazione della Fondazione Asti Musei. Al suo quarto libro, ha esordito con successo nel 1995 con “L’inverno dei mongoli”, pubblicato da Einaudi, che gli è valso il premio Berto, di livello nazionale, come migliore autore esordiente.
In una sala che ha visto la presenza anche di numerosi ex alunni, Angelino, in dialogo con la giornalista de “La nuova provincia” Elisa Ferrando, ha ripercorso le tappe che hanno portato alla pubblicazione del romanzo, intitolato “RDI. Il muro di Firenze”, uscito nei mesi scorsi con Besa Muci Editore.
Il libro
Un romanzo sicuramente ambizioso, in quanto le vicende si svolgono in una cornice particolare. Caratteristica peculiare del romanzo è infatti il genere, l’ucronia, narrativa fantastica basata sulla premessa che la storia abbia seguito un corso alternativo a quello reale. «Ho immaginato – ha raccontato l’autore – che alla conferenza di Yalta, nel febbraio 1945, Roosvelt e Stalin decidessero di dividere l’Italia in due parti, come avvenuto in realtà in Germania. Al Nord la Repubblica Democratica Italiana (la RDI del titolo), sotto l’influenza sovietica, scossa da rivolte e repressioni fino alla caduta del Muro di Firenze che divide il Paese. Al Sud, invece, il Regno d’Italia sotto la monarchia sabauda, fortemente condizionata dalla Chiesa e dagli Stati Uniti, caratterizzato da uno sviluppo industriale impetuoso di tipo occidentale, con i pregi e i difetti del capitalismo».
«Una scelta che non è stata attuata – ha precisato Angelino – ma che, dal punto di vista dell’analisi storica, non sarebbe stata impossibile, dato che il destino della separazione ha riguardato la Germania. Diciamo che per l’Italia sono intervenute sicuramente ragioni geopolitiche, ma un ruolo importante ha avuto anche la Resistenza partigiana».
«Per ragioni storiche, poi – ha aggiunto – ho stabilito che il Sud fosse monarchico e il Nord cadesse sotto l’influenza sovietica».
I personaggi e i temi
L’autore, stimolato dalle domande della giornalista e dalle curiosità del pubblico, ha quindi delineato i personaggi principali del romanzo, a partire dal protagonista, Amedeo Millero, professore di “Storia e marxismo e leninismo” nel liceo popolare di una città del Piemonte, ovvero Asti (che però non viene mai citata espressamente). Una figura presentata quando, ormai in pensione, intraprende un viaggio in treno per raggiungere Roma, durante cui riavvolge il nastro della sua vita e rievoca il passato, peraltro costruito su più livelli (la storia si dipana tra il 1945 e il 1991). «Qui sta la componente autobiografica del romanzo – ha sottolineato Angelino – anche se il professor Millero ha fama di docente spietato con gli studenti, mentre il mio approccio non è mai stato severo».
Si è poi parlato dei temi che emergono dal romanzo, come i meccanismi che hanno portato l’utopia marxista a trasformarsi nel socialismo reale, e della venatura di giallo e mistero che percorre le pagine.
Parte della conversazione è stata poi dedicata allo stile e al linguaggio, in grado di rendere la lettura molto scorrevole nonostante la complessa architettura di rimandi al passato su cui è basato.