Gremite le sale della Fondazione Guglielminetti a Palazzo Alfieri per l’inaugurazione, sabato scorso, della mostra “Asti, piccola Città. Opere della Fondazione Eugenio Guglielminetti”. Una esposizione che racconta la storia dell’evoluzione urbanistica, dal Secondo Dopoguerra ad oggi, della nostra città. Una trasformazione fissata in 40 opere di 28 artisti, dagli acquerelli ai dipinti olio su tela. Un viaggio attraverso il tempo che rimanda immagini di un paesaggio, dimenticato o sconosciuto, eppure reale fino a non molti anni fa.
Le parole di Marida Faussone
La mostra è nata anche dall’esigenza di trovare un’identità ad Asti. «Abbiamo una serie di opere dedicate agli angoli e agli scorci di Asti – ha esordito la curatrice, Marida Faussone – per questo, con la Fondazione Guglielminetti, abbiamo deciso di esporle per offrire l’opportunità di scoprire Asti attraverso il passato, il presente e, grazie ad alcuni artisti molto giovani, anche il futuro. Un modo anche per vedere con occhi nuovi i posti in cui viviamo quotidianamente». Luoghi conosciuti e riconoscibili come la Collegiata di San Secondo, la Torre Rossa, l’Acquedotto, piazza San Martino, la Cattedrale, Lungo Tanaro e Lungo Borbore, Viatosto, il sottopasso di corso Stazione, ma anche altri luoghi diventati ormai estranei. Tra questi gli “sbocchi Nord”, raffigurati in un’opera di Vincenzo Adorni, ovvero l’attuale cima di corso Dante dove, nella prima metà del ‘900, era aperta campagna con poche ville in cui i signori di Asti andavano in estate a riposare.
«La nostra è una città a misura d’uomo che, nel tempo, si è allargata – ha continuato la curatrice – ospitando anche altre comunità, ma il cui nucleo è sempre il centro storico. Il senso della mostra, se siamo veramente astigiani, è quello di farci sentire legati alle nostre radici».
I commenti
Presenti all’inaugurazione anche l’assessore alla Cultura, Paride Candelaresi, e il consigliere della Fondazione Asti Musei Antonio Ferrero.
«Asti è una grande città di cultura, – ha sottolineato Antonio Ferrero – con testimonianze molto ben rappresentate nelle opere esposte. Allo scopo di rafforzarne la conoscenza è allo studio un progetto per dotare la città di guide che, su prenotazione, accompagneranno i visitatori nei diversi percorsi».
«La mostra presenta quadri che sono stati nelle case degli Astigiani – ha concluso Paride Candelaresi – e che restituiscono un’immagine della città che si è evoluta nel tempo, ma di cui poco si sa e poco si parla».
L’esposizione, in corso Alfieri 375, è aperta fino al 15 gennaio, visitabile dal martedì alla domenica dalle 10 alle 19.