Mercoledì al Michelerio, nell’ambito della rassegna “Edizione straordinaria: recuperiamo il teatro perduto”, è andato in scena, in prima nazionale, “Uno spettacolo divertentissimo che non finisce assolutamente con un suicidio”, per la regia di Nicola Borghesi.
Atto unico di quasi un’ora e mezza che ha fatto scoprire al numeroso pubblico intervenuto le doti di attore di Lodo Guenzi, più noto come il cantante fondatore del gruppo “Lo Stato Sociale” che ha partecipato per la prima volta nel 2018 al festival di Sanremo col brano “Una vita in vacanza”.
Un monologo strano che, inizialmente, è partito da due punti fermi: la morte e le scuole medie, passaggi obbligati e causa di paura e disagio per quasi tutti. Uno spettacolo che si è snodato in una sorta di autobiografia, forse vera e forse no, di Lodovico, dal suo essere stato bullizzato, proprio alle medie, fino alla Civica Accademia d’Arte Drammatica Nico Pepe, scuola di recitazione dove il cantante-attore si è diplomato, e al regista che al suo primo monologo “dammi la mano, osserviamo gli innamorati…” gli ha fatto passare la voglia di recitare. «Forse ero troppo giovane e non capivo. Il regista mi sgridava sempre», ha detto, a tal proposito, Lodo.
La partecipazione al festival
Con la colonna sonora di “Io che amo solo te” di Sergio Endrigo, lo spettacolo si è rivelato un racconto sulle paure e le insicurezze dei giovani, sulle prove in camerino prima di entrare sul palco di Sanremo. «Le stesse prove che, davanti a uno specchio, hanno sicuramente fatto tutti gli esordienti, per cercare la posa giusta – ha sottolineato l’artista – e trovare il look perfetto».
Un dramma e una commedia, un gioco e una storia che piano piano hanno conquistato gli spettatori. Uno spettacolo interrotto da due blackout elettrici fuori programma, dove si è riso, si è sorriso, si è applaudito e si è riflettuto. Tanti momenti della vita di Lodo Guenzi, raccontati con ironia: giudice a XFactor, personaggio famoso, le ragazze che gli si buttano tra le braccia.
In scena un pianoforte e delle tende argentate dietro cui era nascosto un cappio. Il cappio che serviva per quel suo primo monologo “dammi la mano, osserviamo gli innamorati….” che Lodo non usò, ma dove un altro ragazzo, dopo di lui, forse, per un terribile errore trovò la morte. Uno spettacolo dove, al termine, un lungo applauso ha richiamato più volte Lodovico Guenzi sul palco mentre, forte, riecheggiavano le parole di “Io che amo solo te…io non ti lascerò e ti regalerò quel che resta della mia gioventù”.