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Lurrie Bell, una scossa da Chicago
Cultura e Spettacoli

Lurrie Bell, una scossa da Chicago

Ci voleva un bluesman 57enne di Chicago per dare una scossa ad Astimusica

Ci voleva un bluesman 57enne di Chicago per dare una scossa ad Astimusica. Per la prima volta in questa 21esima edizione, piazza Cattedrale si popola in ogni ordine di posto di un pubblico giovane e meno giovane che, seduto o in piedi, riempie tutta l’area antistante il palco. Un palco sul quale ieri era atteso lo statunitense Lurrie Bell, figlio del leggendario armonicista Carey Bell.

Lurrie però è chitarrista e con questo strumento ha messo il proprio zampino in oltre 70 dischi di alcuni tra i più importanti esponenti del blues contemporaneo. Chicago blues, sia chiaro. Perché per quanto a un orecchio poco educato le celebri “12 battute” possano apparire sempre identiche, ci sono differenze sostanziali di stile, suoni e approccio in ognuna delle sottocategorie del genere, a seconda che ci si trovi nei pressi di Detroit, Memphis o in Texas.

Quello di Chicago, portato in auge dall’iconico Muddy Waters negli anni ’50 per la storica Chess Records, ha un suo linguaggio caratteristico di cui Bell riprende e reinterpreta gli archetipi. Senza un eccessivo sforzo di creatività, va detto. La sua tecnica strumentistica a dir poco ruvida, che dei grandi della chitarra blues non possiede certo il fraseggio peculiare, suona comunque naif e sincera il giusto per far presa su una platea che ascolta con grande attenzione e partecipazione fino a fine concerto.

E oltre. Perché Bell, sospinto dagli applausi, rientra in scena per un bis finale che si conclude quando l’orologio del campanile del Duomo segna puntuale la mezzanotte. Con la complicità del clima, una bella serata per Astimusica 2016.

Luca Garrone

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