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Appuntamento

Mauro Repetto ad Asti per presentare "Non ho ucciso l'Uomo Ragno. Gli 883 e la ricerca della felicità"

Repetto e Cotto sito
Tappa astigiana del tour di presentazione di "Non ho ucciso l’Uomo Ragno. Gli 883 e la ricerca della felicità" (Mondadori). E’, questo, il libro scritto a quattro mani da Mauro Repetto, cantante e co-autore con Max Pezzali dei brani più celebri degli 883, e Massimo Cotto, conduttore radiofonico, giornalista e scrittore astigiano. L’appuntamento è  per mercoledì 18 ottobre alle 18.30 nella sala Pastrone del Teatro Alfieri di Asti (ingresso libero).

Il libro

I due autori dialogheranno sul libro uscito da poco: una biografia di Mauro Rapetto che, come si legge sulla quarta di copertina, «assomiglia più a un romanzo che a una biografia. Il successo clamoroso, arrivato quando era appena un ragazzo, è stato seguito poco dopo da crisi, panico, disorientamento. La crisi fu talmente profonda che Repetto sparì da un giorno all’altro, lasciando a Max Pezzali, suo amico e sodale, soltanto una frase ambigua che, col senno di poi, sarebbe stata decifrata per quel che era: un addio». Repetto abbandonò la musica, la popolarità e i tanti soldi che stavano arrivando per raggiungere gli Stati Uniti alla ricerca di altri sogni e di una modella vista una volta sola a una sfilata di moda. «Negli anni seguenti nasce il mito, tutti si chiedono dove sia finito, che cosa faccia, se sia ancora vivo o se non abbia fatto la brutta fine dell’Uomo Ragno cantato nelle sue canzoni». Scritto a quattro mani insieme a Massimo Cotto, giornalista e scrittore esperto di biografie musicali, "Non ho ucciso l’Uomo Ragno" è un racconto che sconfina nell’incredibile, tra gangster e illusioni, pestaggi e briciole di Hollywood. Una storia cheapre alle emozioni e ai pensieri di Mauro Repetto, aiutando il lettore a comprendere la sua decisione di diventare invisibile, anonimo, di non essere riconosciuto da nessuno. È la testimonianza del lungo viaggio alla ricerca di se stesso e della conquistata pace con il suo passato, che oggi gli fa dire in modo liberatorio che «non ha ucciso l’Uomo Ragno», ma ha solo inseguito e raggiunto i suoi nuovi sogni.

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