Un ricordo e un omaggio a Domenico "Mingo" Chiodo. Il significato della serata in programma mercoledì (ore 21), alla Cascina del Racconto di Asti (via Bonzanigo, 46) è tutto lì. Un modo
Un ricordo e un omaggio a Domenico "Mingo" Chiodo. Il significato della serata in programma mercoledì (ore 21), alla Cascina del Racconto di Asti (via Bonzanigo, 46) è tutto lì. Un modo come un altro per ricordare un amico ma soprattutto un eccezionale conoscitore di jazz. «Mingo era arrivato ad Asti da Genova, dove partecipava alla vita del "Jazz Club", agli inizi degli anni ?'50 come perito per le assicurazioni ?- racconta Armando Brignolo, organizzatore e conduttore della serata -? Era stato l'istruttore delle bande musicali studentesche capeggiate da Paolo Conte negli anni ?'50 e con Adriano Mazzoletti (il più grande critico jazz in Italia ? ndr) aveva messo in onda per la Rai trasmissioni a puntate sulla musica afroamericana».
Proprio per questa ragione "Il Duca", così veniva soprannominato, era stato insignito negli anni ?70 ad Helsinki del premio "Jazz Contest" dall'Unione europea di radiodiffusione. «Non ha mai voluto apparire o mettersi in mostra, ma è stato un eccellente divulgatore e un grande uomo», aggiunge Brignolo. "Mingo" ci ha lasciati lo scorso maggio all'età di 88 anni e domani saranno i suoi ex compagni di avventure musicali a ricordarlo con affetto e testimonianze. Tra loro Paolo Conte, Adriano Mazzoletti, Dino Piana, Giorgio Conte, Gian Luigi Bravo, Piero Gasparini, Dodi Bocco e lo stesso Brignolo. La serata sarà chiusa con alcuni brani dal vivo della Mobil Swing Band.
Non ci sono parole migliori per inquadrare Chiodo di quelle scritte da Paolo Conte nella prefazione al libro di Armando Brignolo dal titolo "Una sottile linea rossa -? Il jazz ad Asti dalla Lazy River's Band Society alla Mobil Swing Band" (Hasta Edizioni, 2008). Eccone un estratto in sintesi: Preceduto dalla fama di grande clarinettista dixieland e dalla leggenda di uomo che aveva vissuto giorni misteriosi, Mingo Chiodo detto «il Duca» […] venne ad ascoltarci nella sala prove di via Hope una sera d'inverno. Sarà stato il 1952. Aveva la barba lunga di tre giorni e un paltò che gli arrivava ai piedi, stile reduce e lo sguardo perso nel vuoto. Ci chiamavamo «Original Barrelhouse Jazz Band» ed eravamo degli emeriti dilettanti, nessuno studio, nessuna tecnica, solo passione e cultura fatta sui dischi. […] Cominciarono così due anni di insegnamento empirici, ripetuti quotidianamente […] Lui parlava poco di sé e si manteneva avvolto nel mistero. Ogni tanto qualche concetto di vita che ci spalancava orizzonti […] Una mattina di novembre […] avevo deciso di non andare a scuola […] Passa di lì Mingo: «Cosa fai?», «Non vado a scuola». «Bravo, vieni con me, andiamo a provare un sassofono» […] e partiamo alla volta del teatrino dell'oratorio Don Bosco, dove c'era il pianoforte […] Vennero fuori, in quella penombra, […] tutte le essenze del vero jazz, […] uno dei più bei ricordi della mia vita.
L'iniziativa di mercoledì è dell'associazione Hot Jazz Asti in collaborazione con la Cascina del racconto e della Fratellanza militari in congedo. Ingresso libero.
Luca Garrone