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Haber Alessandro
Cultura e Spettacoli
Intervista

“Non vedo l’ora di sentire nuovamente l’odore del palcoscenico”

Alessandro Haber, che venerdì si esibirà a Calosso in un recital – concerto con Giorgio Conte, si racconta tra progetti futuri e ricordi tratti dall’autobiografia da poco pubblicata

Un recital-concerto che intreccerà versi di poesia e vino, dagli antichi Greci agli autori contemporanei. E’ quello che vedrà protagonisti il noto attore Alessandro Haber e il cantautore astigiano Giorgio Conte venerdì 15 ottobre alle 21 a Calosso, nell’ambito del primo incontro pubblico del progetto Identità Future che inaugurerà la 21esima edizione della Fiera del Rapulé.
Lo spettacolo si svolgerà in piazza del Fossato, in caso di maltempo nel salone comunale (ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria scrivendo ad agricoltura.calosso@ruparpiemonte.it).
A parlarne, allargando il discorso anche ad altri progetti in cantiere, lo stesso Alessandro Haber: attore di cinema e teatro, oltre che regista e cantante, ha costruito un’importante carriera.

Lo spettacolo

A Calosso si esibirà, con Giorgio Conte, in un recital che incrocerà versi di poesia e vino. Quale sarà il fil rouge dello spettacolo?
Protagonisti saranno i poeti che hanno parlato di vino. Io penso che il vino sia stata un’invenzione geniale che ci accompagna da millenni e ci ha aiutato a vivere meglio, ovviamente se consumato con moderazione. Regala allegria e aggrega le persone. Io sono un estimatore del vino: non riesco mai a mangiare senza berne un bicchiere. Quindi sono molto contento di prendere parte a questo spettacolo per il quale sono stato coinvolto dall’amico Salvatore Leto, che conosco da oltre 40 anni grazie al festival AstiTeatro, e con cui sono stato in contatto in tutti questi anni. Venerdì lo abbraccerò con tanta gioia.
Aveva mai lavorato prima con Giorgio Conte?
No, ma lo conosco e ritengo sia un grande autore e musicista. Per lui provo grande simpatia, per cui sono contento di incontrarlo a Calosso.
Ricordo, però, che l’avevo contattato nel 1995, quando era uscito il mio primo album “Haberrante” e gli avevo chiesto una canzone. Lui me ne aveva fornite due, che poi non ho inserito solo perché, dal mio punto di vista, non erano adatte a me.
Ho lavorato, invece, con suo fratello Paolo. In passato, infatti, ho recitato con l’attrice astigiana Lorenza Zambon, bravissima, nello spettacolo “La barca” di Gerard Gelas, con musiche appunto di Paolo Conte. In quell’occasione ho trascorso una giornata con lui nella casa di Asti, discorrendo di vari argomenti, che mi ha arricchito molto. Successivamente ci siamo rivisti a Parigi, dove io giravo un film e lui si esibiva in concerto, e poi in occasione della trasmissione Rai “Maledetti amici miei”, di cui aveva composto le musiche.
In passato la sua carriera si è intrecciata più volte con Asti e i suoi artisti. Qual è il ricordo più nitido che la lega alla nostra città?
Non saprei. Direi la giornata a casa di Paolo Conte, gli incontri con l’amico Salvatore Leto e gli spettacoli che mi hanno visto recitare ad Asti (l’ultimo dei quali è stato “Il Padre” con Lucrezia Lante dalla Rovere all’Alfieri, ndr).

L’autobiografia

Da pochi giorni è uscita la sua autobiografia, intitolata “Volevo essere Marlon Brando (ma soprattutto Gigi Baggini)”, scritta con Mirko Capozzoli ed edita da Baldini + Castoldi. Il riferimento a Marlon Brando è chiaro. Ma perché cita Gigi Baggini?
Gigi Baggini è un personaggio che mi ha devastato da ragazzo. A 17 anni, quando ero arrivato a Roma per cominciare a lavorare nel mondo dello spettacolo, avevo visto il film “Io la conoscevo bene” di Antonio Pietrangeli, in cui Ugo Tognazzi interpretava Gigi Baggini, un attore mancato, fallito, che tutti prendevano in giro. Ebbene, agli inizi della carriera, in maniera masochistica, quasi volevo essere come lui. Era, ovviamente, un modo per esorcizzarne il timore, perché era forte in me il desiderio di smentire quella possibilità.
Comunque, è un personaggio che ho sempre portato con me per riscattarlo, per aiutare chi sogna di ottenere un risultato e non ce la fa. Mi piace vedermi come il bagnino che salva chi sta per annegare.
Tirando le somme, quindi, il personaggio che amo di più tra Marlon Brando e Gigi Baggini è il secondo: è più umano, è l’ultimo. Questa, infatti, è una biografia in cui mi sono messo a nudo, ho scritto tutta la verità: gli episodi amari, divertenti e dolorosi, le avventure, la crescita, le illusioni e le disillusioni. Non è un’autocelebrazione, quindi, ma la storia sincera di una grande passione, totalizzante. Di conseguenza non è solo rivolta agli addetti ai lavori: tutti i lettori vi si potranno riconoscere.
Quando l’ha scritta?
Durante la pausa forzata a causa della pandemia, quando il mondo dello spettacolo era fermo. Ho avuto il modo di riflettere, di pensare al passato, anche se poi ogni volta che, durante la fase di stesura, incontravo qualche amico, mi portava alla memoria fatti che avevo dimenticato. Così telefonavo a Mirko Capozzoli, che ha messo “in bella” ciò che ho raccontato, per inserirli.
Scrivendo ha provato nostalgia per qualche periodo della sua vita?
Sì, quello tra i 18 e i 25 anni. Ero immerso nella “terra di nessuno”, cercavo di affrontare un mondo, quello dello spettacolo, che non conoscevo e per questo ero pieno di energia e forza. Potessi, tornerei a quella fase della vita, rifacendo tutto ciò che ho fatto, pagando anche per le mie invettive. Riconosco di non avere un carattere facile, ma penso comunque di essere una persona generosa, che aiuta tutti coloro che hanno talento.

I progetti futuri

In una recente intervista al Corriere della Sera ha affermato che “andando avanti con l’età il modo migliore è lavorare fino allo sfinimento, agli ultimi giorni di vita (…)”. Quali progetti ha in cantiere, quindi, per il futuro?
Sto lavorando in ambito cinematografico, sono impegnato nella presentazione dell’autobiografia (che mi vedrà giovedì 14 ottobre a Cuneo e sabato 16 a Torino) e con il teatro. Riprenderò infatti a febbraio “Morte di un commesso viaggiatore” con Alessandro Capitani e tornerò a lavorare con “Il padre”, spettacolo che negli anni scorsi mi ha dato grande soddisfazione di pubblico e critica.
Due anni di blocco dovuto alla pandemia sono stati veramente duri per noi attori. Non vedo l‘ora di sentire nuovamente l’odore del palcoscenico.

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