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Ognissanti tra sacro e profanoUna festa immutata nello spirito
Cultura e Spettacoli

Ognissanti tra sacro e profano
Una festa immutata nello spirito

A cavallo tra sacro e profano si colloca ormai la fine di ottobre con le festività di Ognissanti, la Commemorazione dei Morti e infine Halloween. Perché, piaccia o no, questa festa di origine

A cavallo tra sacro e profano si colloca ormai la fine di ottobre con le festività di Ognissanti, la Commemorazione dei Morti e infine Halloween. Perché, piaccia o no, questa festa di origine anglosassone è ormai entrata di prepotenza nei costumi degli italiani sovrapponendosi a ricorrenze più autoctone. Molti, però, potrebbero stupirsi nello scoprire che la festa di Ognissanti vanta con Halloween radici comuni che affondano in una storia lontana, pagana e celtica. Con l'autunno, infatti, i Celti festeggiavano una sorta di Capodanno chiamato la festa di Mabon con la quale terminava l'anno agricolo. I giorni tra il 31 ottobre e il 2 novembre, fin dai tempi più antichi, erano celebrati dalle popolazioni rurali con feste e riti in tutta Europa e con tradizioni molto simili. Non soltanto questo periodo aveva un'importanza vitale per le comunità contadine, per via dell'aratura e delle ultime semine che venivano concluse in questo periodo, ma si riteneva che in questa particolare finestra temporale, almeno per una notte il mondo dei vivi entrasse in contatto con quello dei morti.

Convinti che l'anno nuovo avrebbe portato un buon raccolto solo se le anime dei morti fossero state in pace e in equilibrio con il mondo dei vivi, i celti usavano banchettare in queste notti sulle tombe dei propri antenati. Le usanze pagane a cavallo del 31 ottobre e del 1° novembre furono dure a scomparire, tanto da sopravvivere quasi intatte fino all'inizio del Medioevo. Al fine di cristianizzare la festa, l'episcopato franco decise di istituire per il 1° novembre la festa di Ognissanti riconosciuta poi da tutta la Chiesa d'Occidente nel 1475 per opera di Papa Sisto IV. Ogni comunità tradusse questa festa con una sua tradizione e in questo non furono da meno le comunità dell'Astigiano in cui fino a non troppo tempo fa il 1°novembre era dedicato ad una messa mattutina mentre nel pomeriggio si sfilava in processione dalla chiesa parrocchiale al cimitero per recitare una preghiera di fronte alla tomba dei propri congiunti. Tornati a casa, le famiglie si preparavano a vivere la notte più magica dell'anno perché i propri cari sarebbero tornati per una visita nelle case dei parenti.

Fino alla mezzanotte le campane dei paesi suonavano i rintocchi a morto, in una suggestione crescente al lume di candela. In epoca più moderna si stabilì che i giorni tra il 31 e il 2 novembre fossero dedicati alla celebrazione dei propri defunti e questo diede vita a quei rituali moderni a cui tutti siamo stati abituati fin da bambini. In questi tre giorni si torna sulla tomba dei propri congiunti per una pulizia accurata, il cambio dei fiori e una preghiera sussurrata alla memoria di chi non c'è più. E' questo il momento del ricordo, che sempre più famiglie si ritagliano però nella settimana precedente, per evitare la confusione dei giorni di festa. Una strategia che però viene messa in campo anche per approfittare del ponte festivo per una gita fuori porta. Con gli anni, le abitudini e le tradizioni degli astigiani sono dunque cambiate ma non lo spirito, perché questi restano i giorni della memoria e del ricordo, dove anche i più restii non mancano di far visita ai propri cari, nel ricordo di ciò che furono in vita.

Lucia Pignari

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