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Cultura e Spettacoli

Palazzo Gazelli, la casa nobile
che è un caso unico in Piemonte

E' da sempre un rapporto privilegiato quello tra Asti e la storia. Capitale del Monferrato, le cui colline sono state fregiate del riconoscimento Unesco, quale patrimonio dell'umanità, la

E' da sempre un rapporto privilegiato quello tra Asti e la storia. Capitale del Monferrato, le cui colline sono state fregiate del riconoscimento Unesco, quale patrimonio dell'umanità, la nostra città vanta, infatti, com'è noto, una lunga e articolata tradizione storica, che si esprime attraverso svariati linguaggi. Ci sono però angoli, in pieno centro, dove, ieri come oggi, questa "liaison" con il passato assurge a una dimensione quasi magica, a una sorta di giocosa scorribanda del tempo, per cui i secoli trascorsi e chi ne è stato protagonista, lasciando una memoria indelebile di sé, dialogano incessantemente, chiamando in causa anche il presente e noi che ne siamo attori. Uno di questi spazi, così affascinanti e seducenti della nostra città, è considerato a pieno diritto un vero e proprio gioiello del capoluogo: stiamo parlando di Palazzo Gazelli di Rossana, che si erge imponente tra via Quintino Sella 46/50 e via San Martino 26. Monumento nazionale, inserito nel circuito di Castelli Aperti e aderente all'Associazione Dimore Storiche Italiane, l'attuale complesso edilizio è costituito da più immobili, compresi appunto tra le due vie, coprendo quasi un isolato su di una superficie di 12 mila mq. Nello specifico, si compone di due parti adiacenti. Da un lato, il palazzo nobile, di impianto medievale, ristrutturato a metà del ?700, su disegno dell'architetto di corte Benedetto Alfieri, che ingloba la torre mozzata, l'atrio barocco, la corte interna di rappresentanza e il giardino storico.

Dall'altro lato, il palazzo attiguo, sempre di origine medievale, ristrutturato a metà dell'800 dall'architetto Michele Valessina, secondo la tipologia della "casa da reddito," comprendente cioè: due ampi cortili; le pertinenze rustiche per la trasformazione dei prodotti agricoli, provenienti dalle numerose proprietà di famiglia nel Monferrato e nelle Langhe; le scuderie; le stalle; i magazzini per il deposito delle derrate alimentari e le carrozze. Infine, ma certo non ultime, le cantine, tra i "gioielli" del complesso. Oggi proprietà della famiglia Currado, che l'ha acquistato negli anni '90 dal conte Marco Gazelli di Rossana (la cui sorella è scomparsa nel 2012), l'edificio è stato abitato, in un'ala cinquecentesca, fino a dopo il 2000. Sotto la tutela della sovrintendenza ai Beni Culturali, ospita durante l'anno eventi e iniziative di vario genere ed è in parte visitabile (per i prossimi appuntamenti ed altre informazioni: www.palazzogazelli.it; info@palazzogazelli.it; tel. 348/7152273). Con l'architetto Giovanni Currado siamo andati alla scoperta del complesso, "l'unico esempio del genere ovvero di casa nobile e da reddito che si sia salvato in Piemonte." Non a caso, l'edificio ha una valenza molto importante per il legame con il territorio e in particolare con la produzione vinicola.

Durante la visita, che ha come oggetto, in particolare, la parte destinata a cantine e i due cortili interni, abbiamo inoltre ricomposto il mosaico di aneddoti, curiosità e avvenimenti legati alle famiglie che hanno abitato il palazzo, a periodi ed episodi cruciali della grande storia, così inscindibili da quella locale. "Dopo essere appartenuto ai Ponte di Lombriasco ? fa sapere Currado ? dai primi decenni del 1600, il complesso (rappresentato sulla stampa "Theatrum Sabaudiae" risalente alla metà dello stesso secolo e su uno stralcio planimetrico del centro storico di Asti) diventa proprietà dei conti Cotti di Ceres e Scurzolengo, originari di Castagnole Monferrato, e da metà ?800 dei conti torinesi Gazelli di Rossana e San Sebastiano, che trasferiscono in loco un nuovo modo di pensare come fare agricoltura. I due rami sono in realtà fusi, in quanto nel 1841 la contessa Francesca Cotti sposava il conte Calisto Gazelli di Rossana, con il relativo passaggio di tutte le sostanze, compreso l'archivio Cotti, preziosa fonte di informazioni.

All'ultimo discendente di questa famiglia, Federico Cotti di Ceres, che donò alla comunità l'ex ospedale, è dedicata una statua davanti alla chiesa di Santa Maria Nuova. Dal canto loro ? aggiunge ? i Gazelli erano proprietari anche di una villa, in fondo all'attuale corso Savona, dove Cavour, che frequentava la famiglia, si era invaghito di una fanciulla. La contessa Gazelli, mancata nel 2012, ci indicò il divanetto dove i due solevano incontrarsi." Tra gli aspetti caratteristici del complesso viene messa in risalto proprio la coesistenza della parte nobiliare e di quella dedicata alla trasformazione delle derrate agricole, con il granaio, la zona riservata ai bachi da seta e alla lavorazione del pregiato tessuto, lo spazio, circa 1500 mq, al piano terreno per le varie attrezzature e le scuderie. Queste ultime potevano ospitare una decina di cavalli, il cui mantenimento, insieme a quello delle carrozze, equivaleva alla spesa che oggi comporta possedere un elicottero.

Al piano di sopra c'era il fienile e dormivano gli stallieri. In queste scuderie scalciò a lungo Baio, il cavallo da corsa che tra ?700 e ?800 vinse per dieci anni di seguito il Palio. Nel sottotetto della parte più antica del cortile di servizio, dietro il giardino, c'era spazio anche per i piccioni viaggiatori, usati per comunicare. Questo cortile era un luogo di centralità e ritrovo sia durante la guerra, da cui si poteva trovare riparo nel grande rifugio antiaereo sottostante il palazzo, sia in seguito. Tradizione oggi ripresa in estate con Asti Teatro. Sempre al di là del muro del giardino, si apriva una sorta di vero e proprio borgo autonomo, con diverse attività, tra cui il macellaio e il bottaio. Su un lato del fabbricato è nato anche Pinin Ercole e il primo embrionale nucleo della Saclà. Proprio in virtù della grandissima valenza storico culturale del complesso, Currado conclude: "Serve ad Asti una rete strutturata di promozione delle dimore storiche e delle bellezze del nostro capoluogo, di cui dall'esterno, spesso, non si percepisce l'inestimabile valore. Al riguardo, dovremo essere in grado di fare inserire nella candidatura Unesco anche il centro storico del nostro capoluogo."

Manuela Zoccola

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