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Palazzo Mazzetti, da novembre la mostra “Boldini e il mito della Belle Époque”

L’esposizione, che sarà visitabile fino all’aprile 2023, comprenderà oltre 80 opere provenienti da importanti musei e collezioni private

Si intitola “Boldini e il mito della Belle Époque” il titolo della prossima grande mostra che animerà Palazzo Mazzetti ad Asti dal 26 novembre al 10 aprile 2023.  Dopo le esposizioni e “Chagall. Colore e magia”, “Monet e gli impressionisti in Normandia”, “I Macchiaioli. L’avventura dell’arte moderna”, la Fondazione Asti Musei ha deciso ora di dare spazio al travolgente mondo di Giovanni Boldini (Ferrara, 1842 – Parigi, 1931), genio della pittura che più di ogni altro ha saputo restituire le atmosfere rarefatte di un’epoca straordinaria, conquistando l’alta società di tutta Europa grazie alle sue eccezionali doti di ritrattista e portando nell’arte lussi e voluttà.

Il “nome” proposto da Vittorio Sgarbi

Si è quindi fatto spazio il nome proposto dal noto critico Vittorio Sgarbi nel febbraio 2020 quando, intervenuto alla conferenza stampa in cui era stato presentato il bilancio dell’esposizione “Monet e gli impressionisti in Normandia”, aveva lanciato l’idea di una mostra su Giovanni Boldini, dato che si era parlato anche di progetti futuri della Fondazione. Va precisato, però, che in quel caso il riferimento era ad un nucleo preciso di opere che in quel periodo non erano esposte a causa della chiusura per restauri di Palazzo Massari a Ferrara.

L’esposizione

Curatore dell’esposizione sarà Tiziano Panconi, uno dei maggiori conoscitori di Boldini e della pittura dei Macchiaioli, tanto che si era occupato anche dell’ultima mostra ospitata a Palazzo Mazzetti.
Comprenderà oltre 80 opere, provenienti da importanti musei e collezioni private – tra cui “Signora bionda in abito da sera” (1889 ca.), “La principessa Eulalia” di Spagna (1898), “Busto di giovane sdraiata” (1912 ca.) e “La camicetta di voile” (1906 ca.) – protagoniste di una narrazione cronologica e tematica al tempo stesso.“L’esposizione – spiegano da Arthemisia – presenterà una ricca selezione di opere che esprime al meglio la maniera di Boldini, il suo saper esaltare con unicità la bellezza femminile e svelare l’anima più intima e misteriosa dei nobili protagonisti dell’epoca. Porrà l’accento sulla capacità dell’artista di psicoanalizzare i suoi soggetti, le sue “divine”, facendole posare per ore, per giorni, sedute di fronte al suo cavalletto, parlando con loro senza stancarsi di porre le domande più sconvenienti, fino a comprenderle profondamente e così coglierne lo spirito, scrutandone l’anima. Farsi ritrarre da Boldini significava svestire i panni dell’aristocratica superbia di cui era munificamente dotata ogni gran dama degna del proprio blasone. Occorreva stare al gioco e accettarne le provocazioni, rispondendo a tono alle premeditate insolenze ma, infine, concedersi, anche solo mentalmente, facendo cadere il muro ideologico dell’alterigia, oltre il quale si celavano profonde fragilità”.“Egli – continua  – coglieva al volo l’attimo fuggente, quel momento unico in cui un’occhiata più sincera rivelava lo stato d’animo e la mimica del corpo si faceva più espressiva, l’istante in divenire fra un’azione e l’altra, quando la forza motoria di un gesto si esauriva, rigenerandosi prontamente in quello successivo. Negli anni della maturità e poi della senilità, le lunghe e vorticose pennellate, impresse come energiche sciabolate di colore, rimodellavano in senso dinamico i corpi delle sue “divine” creature e il suo stile, a un tempo classico e moderno, costituiva la miglior risposta alle vocazioni estetiste e progressiste manifestate dagli alti ceti sociali”.

I promotori

La mostra “Boldini e il mito della Belle Époque” è realizzata dalla Fondazione Asti Musei, dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, dalla Regione Piemonte e dal Comune di Asti, organizzata da Arthemisia, sponsor Gruppo Cassa di Risparmio di Asti e con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Torino.Catalogo edito da Skira.

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