E’ visitabile fino al 7 aprile, a Palazzo Mazzetti, la mostra “La canestra di Caravaggio – Segreti ed enigmi della natura morta”, promossa dalla Fondazione Asti Musei e curata da Costantino D’Orazio.
Protagonista il celebre dipinto “Canestra di frutta” (1597-1600) del grande Michelangelo Merisi detto Caravaggio, inserito all’interno di un percorso di approfondimento del genere pittorico. Caravaggio fu, infatti, il primo pittore a cancellare la presenza umana dal dipinto, riservando alla frutta raccolta in un cesto il compito di comunicare il messaggio devozionale, segnando così la nascita del genere della Natura morta.
Partendo dall’origine concettuale di questo genere, la mostra mette in evidenza la diffusione dell’iconografia e il suo sviluppo attraverso oltre venti tele, prestate da collezioni private e da alcuni musei italiani (dalla Galleria Borghese alla Venaria Reale). Disposta su tre piani del palazzo, comprende numerose schede e pannelli esplicativi, oltre a passaggi “immersivi” grazie a video di qualità.
Ma l’esposizione propone, dallo scorso febbraio, anche un secondo dipinto di Caravaggio. Si tratta dell’olio su tela “San Girolamo scrivente” del 1606 circa, prestato eccezionalmente dalla Galleria Borghese di Roma. Datato 1606, è un olio su tela in cui San Girolamo, al quale secondo la tradizione si deve la traduzione delle Sacre Scritture dal greco al latino, viene ritratto come un anziano umanista nell’atto di studiare la Bibbia. E’ legato al genere della natura morta per ragioni iconografiche e filosofiche.
La mostra fotografica
Una volta terminata la mostra sulla Natura morta, saranno in calendario altre due esposizioni.
«Per quanto riguarda il periodo estivo – spiega Mario Sacco, presidente della Fondazione Asti Musei – abbiamo stretto un accordo con l’Associazione per il patrimonio dei paesaggi vitivinicoli di Langhe, Roero e Monferrato (Ente gestore del sito Unesco), presieduto da Giovanna Quaglia. Ospiteremo, infatti, una mostra per celebrare i 10 anni dall’importante traguardo che il nostro territorio ha ottenuto nel 2014, quando è stato decretato appunto Patrimonio Unesco».
Nello specifico, sarà allestita una mostra fotografica, intitolata “La meraviglia Unesco di Langhe, Roero e Monferrato”, che vedrà esposti gli scatti di importanti fotografi Enzo Massa, Carlo Avataneo ed Enzo Isaia (quest’ultimo già protagonista l’anno scorso, nello stesso periodo, di una mostra divisa in tre sezioni).
L’antologica legata a Carlo Carosso
Legata alla Douja d’Or, la manifestazione enologica di settembre, sarà invece la mostra dedicata al noto pittore e scultore astigiano di origini greche Carlo Carosso, mancato nel 2007. «L’esposizione, che avrà come direttore scientifico Francesco Antonio Lepore, suo amico e storico collaboratore, avrà a Palazzo Mazzetti lo stesso spazio destinato alle grandi mostre», assicura Sacco. «Parliamo, infatti, dell’unico artista astigiano che ha dialogato profondamente con il mondo dell’imprenditoria vitivinicola, garantendo così la promozione del vino astigiano nel mondo, dato che la sua fama era a livello internazionale, con una vasta produzione di etichette artistiche».
L’esposizione comprenderà opere di vario tipo, dai dipinti ai libri, fino, appunto, alle etichette. «Sarà molto varia – conclude Sacco – e precederà la grande mostra che ormai ogni anno, a fine novembre, viene ospitata a Palazzo Mazzetti, come successo con quelle incentrate sulle opere di Chagall, Monet, Boldini e Caravaggio».
A fornire qualche anticipazione sull’esposizione di Carosso anche il curatore, impegnato nella definizione dell’allestimento insieme agli eredi dell’artista. «Sarà una grande esposizione antologica – afferma – che analizzerà tutti gli aspetti dell’arte di Carlo Carosso, con due riferimenti principali: Dioniso e Orfeo. Comprenderà quadri, sculture, ceramiche, e poi tutta la parte della grafica con le illustrazioni dei libri di poesie. Infine, la sezione dedicata al vino, in quanto Carosso è stato l’artista astigiano che più ha collaborato con il tessuto produttivo locale. A questo proposito si potrà anche ammirare la collezione di vini d’autore che riportano le etichette da lui realizzate, ovvero “I Bacchi di Carlo Carosso”».
Considerati gli ampi spazi a disposizione, Lepore lancia anche un appello. «Se ci sono Astigiani che possiedono un’opera di Carosso e sono interessati ad esporla in mostra – conclude – possono contattare la Fondazione AstiMusei a Palazzo Mazzetti. Potrebbe essere utile per definire il percorso dell’artista insieme alle altre opere provenienti da collezionisti privati».