“Passare da sei a dieci serate non è stato un semplice allungamento del calendario, ma il frutto di una crescita reale e condivisa. Dopo l’edizione 2024, che in sei serate ha richiamato oltre 15mila persone, ci siamo detti: Asti può davvero tornare a essere un punto di riferimento tra i grandi festival. E da lì è partita una nuova ambizione. Abbiamo cominciato a lavorare già da settembre, fianco a fianco con agenzie e manager, per costruire una programmazione forte e all’altezza delle aspettative. Il risultato è un cartellone che guarda lontano e che dimostra come la credibilità si costruisca nel tempo, con serietà e dedizione. Ma la cosa più bella è che questo festival non vive solo dei grandi nomi, ma mescola musica, live show, parole e nuove forme di racconto. Dietro c’è il lavoro di una squadra che ha creduto fino in fondo in questa evoluzione e a cui va il mio grazie più sincero. Astimusica cresce, sì, ma lo fa insieme alla città.”
In occasione della presentazione lei ha accennato al fatto che ci sono le premesse per una ulteriore crescita, tanto che siete stati contattati da alcune agenzie che hanno proposto date per l’estate 2026. Come siete arrivati a questo risultato?
“Il fatto che alcune agenzie ci abbiano già proposto date per l’estate 2026 è un segnale importante, che ci ha colpito e che ci responsabilizza. Non succede per caso. Penso che il primo motivo di questa apertura sia proprio la coerenza del percorso che abbiamo costruito: la nuova location, il salto di qualità, l’anticipo nei tempi organizzativi e il restyling nella comunicazione. Il secondo aspetto è più profondo e riguarda la visione: stiamo cercando di rendere Astimusica un vero festival culturale. Negli anni costruiremo una community ad hoc, una comunità affezionata e partecipe da tenere viva anche durante l’anno come se fosse parte di un club: ci stiamo già lavorando. Questo approccio più identitario è qualcosa che viene sempre più apprezzato da agenzie e artisti.”
Quest’anno avete introdotto nuovamente serate ad ingresso gratuito. Come mai l’anno scorso non erano previste?
“L’anno scorso, con il trasferimento in piazza Alfieri, abbiamo scelto un impianto più compatto, strutturato su sei serate a pagamento. Era una scelta legata alla sostenibilità e alla qualità, poiché i grandi sogni devono sempre scontrarsi con i numeri e le spese. Ma c’era anche una necessità più strutturale: dimostrare che Asti è una piazza capace di reggere la presenza di grandi artisti in termini di sbigliettamento. Le agenzie si muovono su questi parametri e noi dovevamo costruire credibilità per poter chiedere in futuro nomi ancora più grandi. Quest’anno abbiamo potuto allargare il respiro. Il ritorno ad alcune serate gratuite – peraltro di qualità, fatto non scontato – è un gesto simbolico e voluto a cui tengo moltissimo.”
Quali sono state le maggiori difficoltà nell’approntare il cartellone 2025?
“È stato un lavoro bellissimo ma lungo e, non lo nascondo, molto faticoso. Astimusica aveva vissuto anni non sempre luminosi, segnati da alcuni disordini e difficoltà organizzative, e da una fase pandemica che ha lasciato segni profondi. Ci siamo scontrati con molte porte chiuse all’esterno e, nel frattempo, abbiamo lavorato anche dentro la città, per far riscoprire il valore di un festival che appartiene a tutti. E oggi, forse per la prima volta dopo molto tempo, Astimusica è tornata ad essere un progetto vivo e condiviso. Ringrazio l’enorme squadra di persone che mi è stata vicina anche nei momenti più difficili e non mi ha mai lasciato solo. Da soli si può sognare tantissimo, ma è solo insieme che si costruisce.”
Il 17 luglio salirà sul palco di Astimusica il cantautore Trigno, che ritorna nella sua città dopo il successo al talent show televisivo “Amici”. Una serata ad ingresso gratuito che arricchisce ulteriormente il cartellone…
“Trigno è diventato nel giro di poco tempo una delle voci più amate dai giovani e non solo. Ho pensato fosse bello che tornasse a casa con un grande concerto ad ingresso libero. In questo modo tutta la città potrà celebrarlo e cantare le sue canzoni! Con tutta l’amministrazione e la sua famiglia abbiamo deciso di farlo gratis, perché crediamo che la cultura debba essere condivisa.”