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Cultura e Spettacoli

Piero Fassi: la cucina, il fiume e la mia città
Vita e ricordi di un ristoratore sul Tanaro

Lunedì alle 18 al Teatro Alfieri l’astigiano titolare del Gener Neuv presenta un libro autobiografico, "Piero Fassi racconta". In quelle pagine c’è tutta la sua vita: l’infanzia, il lavoro, gli amori, la famiglia, la città, il Tanaro, il Palio. «Mi racconterò a coloro che hanno condiviso grandezza e vergogna della mia Asti»

“Mi racconta la sua storia?”. E’ questa la domanda che più di frequente si è sentito rivolgere Piero Fassi – il suo “Gener neuv” è uno dei punti di riferimento, non solo nazionali, della ristorazione – nel corso dei suoi oltre quarant’anni di attività e dei suoi 75 anni di vita. E allora, sfoggiando quello che lui ironicamente definisce “in bel muru”, ha scritto un libro (“Piero Fassi racconta”, Espansione grafica, a cura di Cristiana Luongo) in cui c’è tutta la sua vita: l’infanzia, il lavoro, gli amori, la famiglia, la città, il Tanaro, il Palio. Un libro che sarà presentato lunedì alle 18 al Teatro Alfieri.
“Mi racconterò – scrive nella prefazione – a coloro che hanno condiviso grandezza e vergogna della mia città, Asti; racconterò il calore della sabbia del Tanaro tra le mani, parlerò degli amici che danno senso alla quotidianità e della nemica scorretta alluvione, della triste crisi attuale e del valore della famiglia”.

E così Piero Fassi ci parla della sua infanzia ricordata senza nostalgia, perché lo rimanda alla paura della guerra, ad un gambaletto portato a lungo per un difetto ad un piede, ma pur sempre un’infanzia vissuta già a Tanaro, in quel corso Savona dove è nato, con i “bisticci” con la scuola e la ricerca di un lavoro. Quanti i lavori fatti: il garzone ciclista, l’apprendista in un laboratorio di cromatura, la pittura in un laboratorio di insegne, la “maschera” al Politeama. E poi il matrimonio, con Pina, conosciuta a quindici anni in un reparto dell’ospedale, e gli amici, in primo luogo Antonio Guarene.
C’è ovviamente, al centro di tutto, il suo lavoro di ristoratore, dalla riapertura della vecchia trattoria tanarina del “Gener”, diventata “Gener neuv” ed inaugurata il 3 gennaio 1971, una domenica, allora festa dell’Epifania.

L’altro punto di riferimento di Piero Fassi è il Palio, naturalmente con i colori bianco-azzurri nel cuore. E proprio da lui, allora rettore, e da Antonio Guarene, nacque l’idea della corsa in piazza Alfieri, un’idea proposta in un Consiglio del Palio del ’77, dopo un’alba di un giorno d’inverno passata a prendere le misure in piazza per studiare il posizionamento di piste e tribune.
Il libro si conclude con una serie di quelle ricette che hanno caratterizzato la cucina del “Gener neuv”. Ma c’è una frase, in quarta di copertina, che è un’autentica chiave di lettura: “Ho scritto questo libro per non dimenticare quanto Asti sia parte e viva in me: essa è arte, musica, enogastronomia, lavoro, amicizia, bellezza, malinconia e, soprattutto, speranza”.

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