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Pintus: dai villaggi alla Tv,una vita spesa a far ridere
Cultura e Spettacoli

Pintus: dai villaggi alla Tv,
una vita spesa a far ridere

Sono le 20,30 di giovedì e davanti al Teatro Alfieri è tutto un brulicare di persone. Si tratta in prevalenza di ragazze e ragazzi adolescenti che in piccoli gruppi o accompagnati dai genitori sono

Sono le 20,30 di giovedì e davanti al Teatro Alfieri è tutto un brulicare di persone. Si tratta in prevalenza di ragazze e ragazzi adolescenti che in piccoli gruppi o accompagnati dai genitori sono qui, biglietti alla mano, in attesa di assistere allo spettacolo di Angelo Pintus, trentottenne comico di origini triestine reso famoso dalla partecipazione a programmi televisivi Mediaset come Colorado su Italia Uno. Con il fotografo del giornale mi faccio largo tra la folla guadagnando l’entrata nel foyer del Teatro dove ci attende Cristina, ufficio stampa di EventiDuemila (la società che organizza lo show). Attraversiamo il corridoio della barcaccia fino ad arrivare ai camerini dove l’artista sta limando gli ultimi dettagli della performance. “Fammela breve quest’intervista perché sono un po’ in ritardo e devo ancora prepararmi ma soprattutto truccarmi. Mica posso entrare in scena con queste occhiaie?”. Angelo Pintus mi accoglie con un sorriso e una vigorosa stretta di mano; ha da poco terminato le prove e mancano davvero pochi minuti all’inizio del suo show ‘Cinquanta sfumature di Pintus’ e dunque la nostra chiacchierata si svolge su un divanetto del camerino e non al tavolino di un bar come solitamente avviene con gli ospiti di questa rubrica.

“Ho sentito parlare varie volte della vostra città ma è la prima volta che ci vengo fisicamente. D’altronde, chi non conosce Asti? Non fosse altro per gli ottimi e tanti vini che qui vengono prodotti” ci tiene subito a precisare. Per lui, abituato ai tempi televisivi, è la prima grossa esperienza teatrale e la differenza è evidente. “Generalmente in televisione ho a disposizione per i miei sketch soltanto cinque minuti mentre a teatro in un’ora e mezza ho l’opportunità di esprimermi al meglio e per me ciò è fantastico. Però una cosa posso dirtela: anche a teatro per conquistare il pubblico sono fondamentali i primi trenta secondi dello spettacolo. Sembra un lasso di tempo ristretto ma in realtà è un’infinità. Così quando si apre il sipario cerco di superare velocemente l’inevitabile panico iniziale per cominciare subito alla grande. E’ un po’ come quando conosci una ragazza e sai già che la prima impressione è importantissima. Una battuta fuori luogo all’inizio, sul palco come nella vita, e sei fregato”.

La tournée che ha toccato Asti giovedì scorso lo vedrà impegnato in tutta Italia con un fitto calendario che si protrarrà fino al prossimo mese di marzo. Si esibirà in spazi prestigiosi come il Sistina di Roma e al Nuovo di Milano ha già in programma ben dodici date. I sette anni passati nei villaggi turistici della Valtur come animatore sono stati una gavetta preziosissima ed hanno affinato il naturale talento di Angelo nell’intrattenere il pubblico.

“Ho cominciato a fare l’animatore a metà degli anni novanta e da quell’esperienza ho imparato tantissimo poiché ti dà modo di sperimentare e di improvvisare parecchio potendo verificare immediatamente tramite la risposta del pubblico se la tua comicità funziona oppure no. All’epoca avevo come capo-animatore Peppe Quintale che poi sarebbe diventato un famoso attore comico e che già aveva avuto le prime esperienze in radio nazionali e ricordo che fu lui il primo a spingermi a provarci seriamente per cercare di fare di questa mia attitudine artistica un lavoro vero e proprio. Comunque nei villaggi l’impegno lavorativo non è una passeggiata e anche i ritmi sono piuttosto intensi. Ma quando hai vent’anni ti sembra tutto più leggero e puoi anche permetterti qualche sbruffonata. Come quella notte in Grecia che a fine turno insieme ad un collega prendemmo lo scooter e ci facemmo un’ora di tragitto per andare al casinò ma purtroppo la fortuna non era proprio dalla nostra parte. Pensa che, per l’occasione, riuscimmo a giocarci sul tavolo verde l’intero stipendio di un mese. Conservo ancora una fiche per ricordare quella notte che tra l’altro sarebbe comunque impossibile da dimenticare”.

Modelli di riferimento, Angelo, ne ha sempre avuti. Su tutti Rosario Fiorello, colui che pure ha iniziato la sua carriera come animatore nei villaggi turistici prima di diventare apprezzato mattatore di sempre più vaste platee radiofoniche e televisive. “Lui è il numero uno e ha tutto quello che mi piacerebbe avere. Fa ridere con semplicità ed è davvero un grande intrattenitore. Qualche anno fa seguivo anche gli spettacoli teatrali di Beppe Grillo, un altro capace di stare sul palco e tenere la scena”. C’è da dire che la voglia di stare al centro dell’attenzione e di far divertire la gente Angelo l’ha sempre avuta, sin da piccolissimo. “A casa ho ritrovato recentemente delle foto di quando alle elementari facevo lo spettacolino tutto mio dopo la classica recita di fine anno scolastico che coinvolgeva l’intera classe. Già allora cercavo di far sorridere le persone e nel tempo ho continuato facendo le prime imitazioni di personaggi famosi o anche solo di alcuni professori della scuola. Quella di fare il comico credo sia una scelta che in realtà mi porto dietro da sempre, in fondo l’ho sempre saputo che sarebbe stata la mia professione e mi sono impegnato con tutto me stesso affinché lo diventasse”.

La grande occasione è arrivata con Colorado, varietà comico di Italia Uno, a cui Angelo approda dopo aver superato un provino dove decise di portare un monologo sulla finale 2005 di Champions League persa in maniera rocambolesca dal Milan contro il Liverpool. “Sono un tifoso milanista e ho voluto ironizzare su quell’evento difficile da digerire: dal 3 a 0 al 3 a 3 in pochi minuti con la squadra rossonera che perse poi ai rigori contro gli inglesi”. Il provino, a differenza della partita di calcio, fu un successo che gli consentì di entrare a far parte del cast del programma dove nel corso del tempo è riuscito a diventare uno degli ospiti di punta guadagnandosi sempre più fans soprattutto nel target dei giovanissimi. Qualcuno anche più giovane. “Il mio sostenitore più piccolo che ho incontrato è stato un bambino di quattro anni, ancora nel passeggino. Era in giro con i genitori e quando mi hanno riconosciuto mi hanno fermato e il piccolo si è levato il ciuccio e mi ha detto ‘tu sei molto divertente’. Inutile dirti che quel complimento così inaspettato mi ha reso felicissimo”.

Mentre parliamo vengo incuriosito da un enorme tatuaggio a colori che campeggia sull’intero braccio sinistro di Angelo. Rappresenta fedelmente i personaggi di ‘Alice nel paese delle meraviglie’ tranne uno. Riconosco il coniglio bianco, il Cappellaio Matto, lo Stregatto, il Brucaliffo, la Regina di Cuori. “Molti dicono di sentirsi Peter Pan, io invece mi sento Alice che è l’unico personaggio che ho scelto di non portare sul braccio. Non so se sia una cosa positiva che un uomo di trentotto anni dica così ma credo che la vita sia fatta davvero di colori e giornate buie con personaggi strani e bizzarri proprio come accade nel mondo di Alice. E così ho deciso di tatuarmelo addosso. A pensarci sarebbe fantastico poter immergersi davvero in quell’atmosfera per un po’, anche solo per un giorno. A te non piacerebbe?”. Su questa proposta semiseria dalle caratteristiche oniriche e bislacche è tempo di salutarci. Esco dai camerini e vedo che il teatro si sta pian piano riempiendo in ogni ordine di posto, dalle prime file della platea fino al loggione, lassù in alto. Gli Astigiani hanno voglia di ridere. E la comicità di Pintus è proprio quello che ci vuole.

Bartolo Gabbio

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